Nella prima metà del 1928, Mr. Child, già Ambasciatore degli Stati Uniti d'America a Roma, mi propone di scrivere la mia auto-biografia da pubblicarsi in puntate prima sulla Saturday Evening Post e quindi da raccogliersi in volume.
Decidemmo con Arnaldo che io gli avrei dato la traccia, gli elementi e i documenti e ch'egli mi avrebbe alleggerito del compito di scriverla. La redazione della mia auto-biografia appartiene a lui. Vi mise molto impegno, molta diligenza, vi impiegò moltissimo tempo e tradusse gli eventi della mia vita in una prosa non ridondante, ma semplice e schietta, così come gli Americani desideravano.
Le lettere che ho qui riportate non rappresentano che una minima parte della collaborazione che Arnaldo mi diede. Tale collaborazione ebbe svolgimento in mille altri modi e settori, non solo a Milano, ma a Roma, non solo in Italia, ma nelle colonie; non solo nel campo strettamente politico, ma anche in quello dell'economia e dello spirito. Un uomo politico può dubitare del suo più fido collaboratore, vedersi rinnegato, magari, dal figlio; ma il fratello è sicuro, ma Arnaldo era l'anima nella quale potevo di tanto in tanto ancorare la mia, trovando qualche istante di fuggevole quiete. Erano gli istanti nei quali, o curvi sulla tomba di nostra Madre a San Cassiano, o riuniti il 29 luglio per il mio compleanno, o saliti alla Rocca delle Caminate, per ivi riguardare dall'alto i luoghi dove trascorremmo il tempo migliore della nostra adolescenza, ci guardavamo negli occhi in silenzio, ripensando a quel tempo, ignaro e felice, che portava nel suo grembo il nostro duro destino.
|