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Il salmo 130 è il «canto dei pellegrinaggi» e dice:
Ecco il testamento di Arnaldo, nel suo testo integrale. Per una di quelle crudeltà che spesso il destino si compiace di aggiungere alle tragedie della vita, il testamento apparve in tutti i giornali d'Italia — salvo il Popolo d'Italia — mutilato della parte squisitamente politica e fascista. L'altra parte io volli riserbare, quella per intenderci profana, ad altro momento. Il testamento è già stato letto da milioni di uomini e pochi, io ritengo, hanno potuto sottrarsi alla suggestione alta e patetica che da quel documento scaturisce. È un documento che è legato ad uno stato d'animo, a profonde convinzioni religiose non ad eventi d'ordine estrinseco. La sorte toccata al documento di Arnaldo — sorte dovuta soltanto, io voglio credere, alla confusione e al dolore di tutti in quelle giornate — mi induce a dichiarare sin da questo momento — anche perché il mio trapasso potrebbe essere non meno improvviso di quello di Arnaldo — che io non ho fatto, né farò testamenti di alcun genere, né spirituali, né politici, né profani. Inutile quindi cercarli. Non ho che un desiderio: quello di essere sepolto accanto ai miei, nel Cimitero di S. Cassiano. Sarei grandemente ingenuo, se credessi di essere lasciato tranquillo dopo morto. Attorno alle tombe dei capi di quelle grandi trasformazioni che si chiamano rivoluzioni, non ci può essere pace. Ma tutto quello che fu fatto non potrà essere cancellato, mentre il mio spirito, oramai liberato dalla materia, vivrà dopo la piccola vita terrena, la vita immortale e universale di Dio. |