Ecco il testo del testamento di Arnaldo:
Il Popolo d'Italia
Il Direttore
Oggi ventisei ottobre millenovecentoventotto anno sesto 26-10- 928 - VI
nelle mie piene facoltà di mente e di spirito, per una misura di semplice previdenza, non sotto l'impressione di profezie più o meno sinistre, sento la necessità di fissare le mie precise volontà perché in caso di morte coloro che mi sopravvivono conoscano i miei propositi, la mia fede e la mia devozione per loro.
Rivolgo innanzi tutto un pensiero a Dio supremo regolatore della vita degli uomini e desidero morire — se è possibile — col grande conforto della Religione cattolica alla quale ò creduto sino dall'infanzia e che nessuna vicissitudine di vita privata o politica a mai sradicato dal mio spirito tormentato.
Funerali religiosi quindi assai semplici, senza sfarzo di corone, di fiori o di discorsi. Chiedo ai colleghi di essere sobri di commenti nel necrologio. Un corteo di breve durata e di breve percorso. Agli intimi solo esprimo il desiderio di saperli al seguito mio fino al recinto che accoglierà le mie spoglie mortali. Non ò preferenze per il luogo della sepoltura. Se mia moglie ed i miei figli si fermano a Milano desidero rimanere vicino a loro, altrimenti in Romagna nella tomba dei Mussolini, se un giorno si farà, o meglio ancora a Paderno nel poggio appena fuori del Cimitero in un'urna di sasso vivo. Mi sembrerà di rivivere in eterno con la gente della mia terra, dominando la vallata dove un giorno fiorì la mia speranza.
In linea politica riaffermo la mia fede fascista e la certezza nei destini della Patria adorabile, vivamente rammaricato di non aver dato tutta la vita intensa di opere alla Grande Madre l'Italia. A mio fratello Benito la devozione di ogni tempo e l'augurio sentito per la sua nobile fervida e disinteressata fatica. A mia sorella Edvige con maggiore tenerezza, per l'istintiva solidarietà tra gli umili, il mio affetto ed augurio fraterno.
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