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Chi ti ha conosciuto divinava grandi cose per la tua intelligente bontà. E giacché domani è presumibile che tutta la nostra famiglia, anche nei cerchi lontani, possa essere oggetto di esame, di valutazione, di critica, io devo mettere in giusta luce il breve periodo della tua mirabile vita. Potrei andare per sintesi e il libro sarebbe presto finito. Non lo farò: mi è troppo caro parlare con te e di te. Tuttavia non mi dilungherò oltre il necessario; anche questo ti sarebbe sgradito. Mi basterà una pagina per rievocare tutta la prima parte della tua esistenza, dalla nascita ai diciotto anni. Avrei molto da dire, ma so dominarmi — lo vedi — come desideri tu. I ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza appartengono soltanto al mio cuore di padre; ma è dal giorno della sentenza inesorabile recata dalla tua malattia che comincia, oltre il calvario, la grandezza spirituale della tua esistenza.
Due date poco lontane, due nomi di terre romagnole, segnano i termini della tua vita: Paderno, tre luglio 1910; Cesenatico, venti agosto 1930. Sei stato sempre buono, fino da bimbo, fino dagli esordi della vita scolastica. Il Direttore Didattico delle Scuole di Via Vercelli ebbe a definirti, nell'atto in cui lasciasti le elementari, «una anima rara». E tale rimanesti sempre. Posso dirti, ora che mi guardi dall'ombra, come io fossi contento di quel dieci in condotta che riportavi sempre in ginnasio e liceo? Per te la buona condotta non era soltanto una consuetudine spontanea, ma era un cosciente rispetto alle gerarchie, un atto di consapevole bontà. |