Le onoranze di Cesenatico, il silenzio della cittadina balneare, i funerali grandiosi, sono e saranno presenti sempre al mio spirito. Che rimaneva ora, Sandro, al mio animo, se non questo povero conforto di vederti onorato e pianto come tu meritavi? Ma quello che resterà eternamente scolpito nel mio cuore è il lutto popolare. Tutte le anime buone hanno sentito la tragedia dei tuoi vent'anni, hanno onorato le tue virtù, hanno sofferto per le tue sofferenze, hanno invocato da Dio il miracolo ed hanno pianto sinceramente la tua fine.
Ho veduto cospargere di fiori il lungo tratto di strada dove passava la tua spoglia mortale; ho veduto i bambini, le donne, gli uomini rudi della terra, inginocchiarsi come al passaggio di un Santo. Cesena, la città fiera, appassionata e inquieta, era tutta nelle sue strade, commossa e reverente.
Sembrava rivelarsi, nella tragedia della tua morte, qualche cosa che andava al di là del nostro destino. Le campane suonavano al tuo passaggio, in segno di saluto e di gloria. E così fu, di villaggio in villaggio, fino al remoto, tranquillo, silente poggio di Paderno.
Avevi promesso, Sandro, di ritornarvi «dopo». Ora le tue spoglie riposano lì, in quell'umile cimitero campestre, che è consacrato dalle memorie... Vi aleggia la tua anima santa, mentre tu riposi e attendi in silenzio tutti noi.
Ma da quel cimitero umile tu vuoi che una luce continua si diffonda: una luce di fede, di bontà. Tutto il tuo soffrire si deve trasformare in opere di bene. Solo per questo, forse, Iddio ha permesso la tragedia che mi ha stroncato la vita.
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