Arnaldo Mussolini
Vita di Sandro


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Dopo la tragedia

     Tu mi hai lasciato, Sandrino, ma il tuo spirito puro ed eletto ha continuato a contemplare, pietoso, le mie sofferenze. In certi momenti ti ho sentito e ti sento assai vicino: forse, presente. E tu conosci lo squallore che ha preso a dominare la mia vita, appena la tragedia fu compiuta.
     I giorni che si susseguirono lenti ed eguali — quando già le onoranze e i riti hanno chiuso il loro ciclo — hanno un indefinibile carattere di tristezza e di abbandono. Vi sono delle pause che somigliano molto alle tregue nella tempesta, che squassa la vita d'intorno. Tutto appare grigio e fermo; poi riprende il martellare del dolore, risorge insistente il ricordo. Allora si delinea sempre più, nei suoi contorni, la gravità della sventura.
     Tu sai, Figlio, quello che ho provato io, appena ho sentito in me, definitivamente, che tutto, tutto era finito. Mi prendeva un senso di soffocazione pesante; mi sembrava, nel giorno, di non poter giungere alla sera e nella notte avevo la speranza di non rivedere il mattino.
     Gli amici che si erano trattenuti a Cesenatico nei lunghi giorni dell'attesa crudele, erano rimasti assenti dai loro doveri oltre il previsto; ora, a uno a uno, riprendevano le vie della lontananza. La vita urgeva: continuava, inesorabile, oltre la morte. Mi rimanevano ormai vicino solo i parenti, avvinti, con lo stesso ritmo, al mio dolore.
     Poi sono rimasto solo: solo con il pensiero, con il ricordo di te. Tutto quello che mi parlava di te mi era caro. Ho accolto con animo commosso tutti i segni di cordoglio, che giungevano unanimi da ogni parte. Questa tragedia, Sandrino, ha colpito l'animo e la sensibilità di tutti coloro che seguono le vicende della nostra famiglia. In ogni manifestazione ritrovavo il rimpianto per la tua vita perduta a venti anni. È restato il compito a me di scrivere i ringraziamenti a tutti, di rispondere agli alti personaggi, alle autorità insigni. L'ho fatto con pazienza, con devozione: era anche quello un modo di parlare di te, di rievocarti a centro di un vasto plebiscito di commozione e d'affetto.