Arnaldo Mussolini
Vita di Sandro


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     Sentivo vicino il tuo spirito, Sandrino! Anche nel pianto mi hai consolato. La gente mi era prodiga di raccomandazioni; ma io ho sempre sentito quanto fosse inutile esortarmi alla calma e alla rassegnazione. L'unica voce che dava qualche volta un tempo di arresto alla mia angoscia disperata, fu quella di un'anima semplice, che mi disse: «Sandrino soffre per questa vostra sofferenza». Ho cercato di placarmi per il timore di farti soffrire.
     Ho cercato il silenzio e la solitudine. Ho riordinato le tue carte. Anche nella vita semplice di ogni giorno, nelle relazioni con i tuoi compagni, con la scuola, nella tua vita di studio, di figlio e di cittadino, mi sei apparso veramente perfetto. Ma pure da questo lavoro di riordinamento sorgevano nuove fonti d'angoscia. Ho saputo, tuttavia, essere forte: ho sentito che tu volevi così. Bisognava vivere intera anche questa pagina e non lasciare alla curiosità degli estranei la tua breve vita luminosa.
     Questo sforzo di volontà mi ha fatto bene: una certa calma è subentrata in me, ma non per questo s'è attenuata la mia sofferenza.

* * *

     Mi hanno esortato a chiedere conforto alle meditazioni e alle letture spirituali. Il consiglio era buono e giusto: l'ho seguito. E certo ne ho avuto un grande bene: ma non ho trovato, come qualcuno sperava, un vero conforto. Ho seguito, meditando, gli Apostoli e i grandi Convertiti: ho capito la necessità del dolore, il dovere del sacrificio. Ma tutto questo non mi ha tolto l'assillo tormentoso, l'aculeo dilaniante di un pensiero unico: tu, Figlio, mi sei tolto per sempre e sei strappato alla vita che ti arrideva piena di promesse sicure.