La vita senza luce
Sandrino, la mia anima religiosa si è accostata più intensamente a Dio. Le funzioni dei giorni della settimana e del trigesimo, le messe, le musiche sacre, i canti liturgici, mi sono sembrati complementi necessari per la perfezione della tua ascesa nel regno dei cieli. Ho sentito, nelle parole del Vangelo, altre verità di vita. Anche i segni esteriori della tomba, i fiori che l'adornano, le vetrate, i ferri battuti, mi sembrano le vive espressioni di uno spirito piegato al dolore.
Tu devi vedere e sentire tutto questo. Non si compie con tanto fervore, non si segue con tanto dolore, una tragedia così complessa, se non vi dovesse essere poi la certezza della sopravvivenza e la fede in un giovamento per te, che ci hai lasciati per sempre.
Molte istituzioni benefiche, molte scuole, hanno chiesto di intitolare le loro opere migliori al tuo nome. Fin dove questo segno di carità e di ricordo era possibile e compatibile, l'ho concesso. Dalle scuole dell'Alto Adige, dalla regione che aveva ospitato per qualche tempo la tua serena giovinezza, mi sono venuti segni di solidarietà non dubbi.
Molte opere di carità ho voluto compiere nel tuo nome. Quel poco che avevi risparmiato e quel poco che avevo risparmiato per te, è stato disperso in mille rivoli, perché il tuo nome viva nelle opere di bene. Ho letto quello che i giornali hanno detto di te: nelle loro parole, spesso commoventi, non era solo l'omaggio al nipote del Duce e al figlio di un collega giornalista, ma si rivelava l'intuizione pura e grande di una verità. La tua anima meritava quelle parole.
|