La Mamma, sofferente e lontana, mi aveva scritto: «Ti ricordo e ti ho ricordato ogni momento, da che sei a Milano, dove mi pare sia ancora un po' del nostro carissimo indimenticabile Sandrino. Mi sembra di vederlo uscire dalla sua camera, sorridente, camminare col suo passo svelto verso di te, tutto festoso. Mi sembra partito per un lungo viaggio, di dove tornerà, o meglio dove io lo raggiungerò tra non molto. Questo pensiero mi dà un po' di tregua».
Ha ragione la Mamma. Sei partito per un lungo viaggio. Forse hai raggiunta la meta; la tua nave ha toccato il suo porto. Noi, invece, siamo lontani e soli, in questo grande mare della vita. Ed aspettiamo, noi pure, di toccare la nostra meta, di superare la linea del nostro orizzonte.
Certezza
Per infinite vie tu sei presente, Sandro, nella mia vita: fai sentire il tuo spirito buono nelle ore più fosche, trovi modo di parlarmi ancora, inatteso, perché lo stesso mio dolore mi sia di conforto.
Ti ho sentito vicino, emergente da tutte le ombre, quando sono ritornato al tuo Liceo. Tu sai quanto fosse turbato il mio animo, quel giorno. Desideravo ritirare personalmente il tuo diploma di maturità classica: per questo sono ritornato fra le mura che ti erano state care, quando avevi voluto, voluto ad ogni costo, terminare i tuoi studi. Quel diploma era l'ultima tua vittoria: il compimento d'un ciclo attivo e sereno.
Ho riveduti i banchi delle classi dove tu hai passato i migliori anni della tua adolescenza. Ho ricevuto dal Preside, prof. Marpillero, il tuo diploma. Tu conosci — né io ho parole sufficienti per esprimerla — la commozione profonda che mi ha preso in quelle ore. Sentivo, traverso le pareti, il brusio delle classi; ascoltavo le voci piene di vita dei tuoi compagni; mi giungevano, a intervalli, le parole chiare degli insegnanti. Nell'ombra grigia del vecchio edificio vi erano tutti. La vita li sospingeva verso le attività del domani. Tutti erano al loro posto: tu solo mancavi.
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