La professoressa Cattaneo aveva detto un giorno, scrivendo di te: «Nel Liceo Beccaria lo avevano tacitamente eletto il più buono». Ebbene, sui banchi, nelle aule del tuo Liceo, il più buono era assente. Nel rivedere il tuo Preside, nel ricordare l'alto elogio che egli fece di te alla «Famiglia Romagnola», sentivo che il suo cuore paterno era molto vicino alle mie sofferenze. Egli ebbe per me delle parole di grande conforto: mi parlò di te in modo da rendermi orgoglioso. Ma ogni lode alla tua memoria non fa che inacerbire il dolore di averti perduto.
Più tardi, ho chiesto come un favore speciale al Ministro dell'Educazione Nazionale, S. E. Balbino Giuliano, che mi fosse data la possibilità di conoscere il componimento di italiano, scritto da te all'esame di maturità classica. Questo favore eccezionale mi fu concesso. Non posso dirti con semplici parole l'emozione che provai nel rivedere i tuoi caratteri. Lessi e rilessi quel foglio; seguii punto per punto le tue idee. Mi colpì subito il fatto che, dovendo scegliere fra due temi, tu avessi preferito il più complesso: l'interpretazione del 5 maggio di Alessandro Manzoni, che richiede una visione sintetica della storia napoleonica e della figura politica e morale del Bonaparte. Riconobbi, in quella scelta, il tuo vigile spirito pensoso.
Due periodi mi colpirono in modo speciale. Parlando di Napoleone I, tu hai detto: «Iddio ha sollevato quest'uomo fino ai più alti fastigi della gloria terrena. Poi lo ha abbattuto e umiliato. Quindi gli ha tolto le sofferenze morali, per portarlo dove la gloria terrena è completamente dimenticata. In queste otto strofe del Carme, Manzoni delinea in tratti incisivi la piena ascesa, il trionfo e la fine di Napoleone, e il pietoso intervento divino».
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