Così la rivista "La Voce degli intellettuali" registrava con soddisfazione nell' immediato dopoguerra. Genova, prima grande città italiana del nord a riconquistare la sua libertà, quindi dopo il periodo di clandestinità recuperava la sua tradizione giornalistica: inizialmente, la stampa libera fu espressione delle forze politiche rappresentate nel CLN, (2) nonostante le limitazioni imposte dallo Psychological Warfare Branch (PWB) (3) – reparto del comando Alleato che controllava i mezzi di comunicazione italiani. (4) Riappaiono quindi i quotidiani clandestini dei partiti antifascisti, affiancati dall'organo ufficiale dello Pwb: "Il Corriere Alleato" - presto ribattezzato con il più neutro "Il Corriere del popolo" - che il direttore Arrigo Ortolani trasformerà in un prestigioso quotidiano liberaldemocratico e filo-occidentale, principale concorrente del Decimonono (5) fino al 1954, anno della sua chiusura..
La proliferazione di giornali che segue la Liberazione è significativa : fino alla fine del 1947 vi è una netta prevalenza di giornali di partito, la maggior parte dei quali avrà però vita breve. Così ad esempio per i quotidiani azionista e repubblicano. “Italia libera”, organo del P.d’A., avrà un’esistenza breve e tormentata - che rispecchia le fratture che a livello nazionale e locale lacerano il partito – e cessa le pubblicazioni il 30 giugno 1946, dopo aver cambiato tre direttori e altrettante denominazioni. (6) Così il repubblicano “Il tribuno del popolo”, che chiuderà il 9 giugno 1946 dopo aver sostenuto con forza la campagna a favore della Repubblica e aperto una rilevate riflessione sul federalismo e l’europeismo quali lineamenti fondamentali della futura costituzione. (7) Anche “Il Secolo Liberale” ha vita breve: stampato nella sede del vecchio Decimonono, era confezionato in prevalenza da vecchi giornalisti de “Il Lavoro” badogliano non aderenti alla svolta frontista del foglio socialista. (8) Nel giugno del 1946 riprende l’originaria denominazione e “Il Secolo XIX nuovo” ne acquisisce la redazione, tra cui il direttore U.V. Cavassa, (9) che guiderà il Decimonono fino al 1968. (10)
* * *
(2)
Tra i 24 e il 25 aprile erano ricomparse le sei testate: "Italia libera" (dal 14 giuno "L'Azione") organo del Partito
d'Azione; "Il Corriere" (poi "Il corriere del pomeriggio") organo della DC; "Il Secolo liberale" (torna a chiamarsi "Il
Secolo XIX" il 9 giugno 1946); "Il lavoratore", organo del PSIUP (torna a chiamarsi "Il lavoro" dal 4 maggio); "Il
tribuno del popolo", quotidiano repubblicano; l'edizione genovese de “L’Unità". S. Calissano, I quotidiani
genovesi dalla Liberazione alla Repubblica, in Stampa e giornalisti in Liguria tra l'ultimo fascismo e la
Repubblica, Roma-Bari, ed. Laterza, 2008, pp. 131-32.
(3)
Il PWB era il reparto militare delle forze americane, nato per volere del comandante supremo Dwight Eisenhower,
con cui l'AMG (Allied military government of occupied territories, cioè il comando militare degli Alleati in Italia)
esercitò il controllo dei mezzi di comunicazione italiani, dal luglio 1943, dopo lo sbarco in Sicilia, per cedere poi le
competenze gradatamente al nuovo governo del Paese dopo la Liberazione. Costituito da giornalisti inglesi e
americani esperti della situazione italiana, collaborava sia con le forze dell'esercito alleato, sia con
leamministrazioni dellecittà liberate. Il PWB era affiancato dal APB (Allied Pubblication Board), nato nell'ottobre
1943, che aveva il compito di riattivare gli impianti tipografici, disciplinare la distribuzione della cart e gestire il
controllo e la censura delle informazioni -al fine di trasmettere alle pubblicazioni delle città liberate informazioni
mediate e filtrate dal comando alleato. Nel 1944, liberata Roma, venne approvato il "Press Plan for Northern Italy",
che prevedeva dopo la liberazione di ogni area la sospensione dei giornali fascisti, con la nomina di un commissario
che provvedesse all'epurazione redazionale in quelli pre-fascisti; l'autorizzazione dei fogli clandestini antifascisti,
che potevano continuare la pubblicazione previa censura; il passaggio della direzione delle testate al Pwb, con il
mantenimento della proprietà agli italiani; la pubblicazione di un quotidiano, organo del Pwb, per ogni città liberata.
Il PWB collaborava con la Commissione stampa, costituita il 1 agosto 1944 dal governo di I. Bonomi. (Cfr. S.
Calissano, I quotidiani genovesi dalla Liberazione alla Repubblica, cit., pp. 125-127).
(4)
Il CLN ligure dovette fare i conti con i condizionamenti imposti dagli Alleati: i direttori provvisori dei quotidiani
dei sei partiti, pubblicati durante l'insurrezione di Genova tra il 24 e il 25 aprile, incontrarono il 27 aprile 1945 le
rappresentanze dell'AMG e del PWB, che richiesero l'applicazione del "Press Plan for Northern Italy". Il Piano non
contemplava quotidiani di partito a Genova, inoltre,considerata la penuria di carta, si voleva dare precedenza al
Corriere Alleato
, a cui si poteva accompagnare un solo qltro quotidiano espressione dell’unione delle forze
politiche del CLN". L'intervento di Taviani, a difesa della libertà di stampa, convince però gli Alleati a permettere a i
sei partiti di pubblicare ciascuno un proprio quotidiano, che avrebbe dovuto però sottostare ai controlli preventivi e
all’eventuale censura del comando militare. (Ibidem, p. 130-131).
(5)
L’organo del PWB, pubblicato il 24 aprile con il titolo“Il Corriere alleato”, diventò “Il Corriere ligure” il 2 maggio
e fu subito ceduto ad una società formata dal banchiere Giannetto De Cavi e da una cooperativa di giornalisti e
tipografi. Diretto da Arrigo Ortolani, con Alfredo Tafani redattore capo, si trasformò ne “Il Corriere del popolo” ed
assunse collaboratori di prestigio quale Arturo Codignola, Luigi Salvatorelli, Enrico Bassani, critico
cinematografico, Liana Millu, Camillo Sbarbaro, Adriano Grande, Carlo Bo, Enrico Terracini, Francesco Perri, etc);
Concorrente del Decimonono, attestato sulle medesime posizioni (liberaldemocratiche e filooccidentali) proseguì le
pubblicazioni fino al 1954. (M. Milan, Giornali e giornalisti a Genova tra Ottocento e Novecento, in “Storia
della cultura ligure”, a cura della Società Ligure di Storia Patria, vol. 3,.Genova, 2004, pp. 477-544, precipue pp.
532-537).
(6)
Inizialmente compare con la testata “Italia libera” sotto la guida di Carlo Enrico Galimberti, comandante delle
brigate Giustizia e Libertà in Piemonte e Liguria; a giugno diventa “L’azione”, diretto da Marco Zino, uno dei
fondatori del partito, che presto però si schiera con la “destra” del partito incarnata da ferruccio Parri: sostituito
quindi dalla federazione, in cui l’ala sinistra è maggioritaria, da Mario Cassani Ingoni. Il quotidiano prende il nome
di “Genova sera”, con due edizioni pomeridiane, ma cessa le pubblicazioni il 30 giugno 1946. La federazione ligure
del P.d’A. si scioglie pochi mesi dopo, in anticipo rispetto alla direzione nazionale. (Cfr. S. Calissano, I
quotidiani genovesi dalla Liberazione alla Repubblica, cit., p. 137).
(7)
“Il tribuno del popolo”, ispirato al pensiero di Mazzini e Cattaneo, vedrà susseguirsi dalla Liberazione al 9
giugno 1946 le direzioni dell’anziano esponente repubblicano Emilio Gnecco, sostituito da Francesco Perri il
1°giugno, sostituito a sua volta da Gian Guido Triulzi dal settembre del 1945 fino alla chiusura del giornale. Tra i
collaboratori esponenti locali del Pri tra cui Gianni Di Benedetto, Giovanni Bovio, Randolfo Pacciardi, Pietro
Gabanizza, Lio Rubini, Oliviero Zuccarini. (Ibidem).
(8)
Cfr. S. Calissano, I quotidiani genovesi dalla Liberazione alla Repubblica, cit., pp. 140-141.
(9)
Ibidem.
(10)
Per una sintesi sulla riappropriazione de “Il Secolo XIX” da parte dei Perrone cfr. S. Calissano, I quotidiani
genovesi dalla Liberazione alla Repubblica, pp. 139-142.
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