Nel flusso circolare ogni individuo vende tutto il suo prodotto, sia esso merce o lavoro, in modo che ognuno sia al tempo stesso venditore e compratore; assumere che tutto il prodotto venga venduto significa, essenzialmente, che nel sistema generale non vi sono né guadagni né perdite poiché acquisti da una parte, e vendite dall’altra, si compensano a vicenda. Ci troviamo dunque di fronte ad una situazione sostanzialmente identica a quella della concorrenza perfetta.
Inoltre, l’economia si trova in uno stato stazionario in quanto le scelte di consumo non si modificano nei vari periodi; essendo la “guida” della produzione, esse attivano pertanto sempre le stesse decisioni produttive e la stessa domanda di servizi dei fattori originari, terra e lavoro.
All’apertura del processo gli amministratori delle unità produttive usano i ricavi monetari del periodo precedente per corrispondere salari e rendite. I lavoratori ed i proprietari terrieri impiegano il loro reddito per acquistare i beni di consumo, prodotti nel periodo precedente. Ogni bene trova così, in un’altra parte del sistema economico, una domanda corrispondente alla sua offerta al prezzo di equilibrio noto per esperienza.
La moneta in circolazione nel sistema, torna nelle mani degli amministratori, che sono in grado di avviare il processo produttivo su scala invariata. Quando la produzione corrente ha termine, il periodo si chiude.
Gli “imprenditori “walrasiani” non fanno né perdite né profitti; la moneta non altera gli scambi reali ed è appena sufficiente per far circolare i beni prodotti. Nessun operatore ha interesse a contrarre debiti o a concedere prestiti, di modo che non vi è un livello positivo dell’interesse.
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