Il flusso circolare si presenta, in definitiva, come un sistema economico, fondato sullo scambio, che riproduce uniformemente se stesso nel tempo ed in cui non vi è surplus. A tal proposito, però, Schumpeter non manca di evidenziare come sia paradossale questa assenza di surplus. Infatti, in concorrenza perfetta, il sistema ideale del capitalismo, gli attori economici principali, cioè i capitalisti, entrano in gioco attratti da una sola cosa: il profitto. (9)
5. Lo sviluppo economico.
Nel primo paragrafo abbiamo descritto come, secondo Schumpeter, l’innovazione nasce e si diffonde producendo l’espansione economica. Per ragioni di completezza soffermiamoci ora, brevemente, sulla concezione che l’economista austriaco ha dello sviluppo.
Esso consiste nella rottura del flusso circolare causata da forze “interne” al sistema economico (l’iniziativa degli imprenditori innovatori, appunto). Una rottura improvvisa, imprevedibile, che produce mutamenti rivoluzionari nella vita economica spingendola da un equilibrio ad un altro in condizioni qualitative diverse rispetto la precedente situazione.
Lo sviluppo economico è rappresentato, per esempio, dalla costruzione di una ferrovia per via del passaggio dalla diligenza al treno e non dalla continua modificazione di un negozio o di un magazzino per l’adattarsi poco alla volta ai tempi che corrono. (10)
Nel flusso circolare, nota Schumpeter, non può esserci sviluppo ma solo mutamenti di tipo quantitativo prodotti da fattori esterni al sistema e a cui il flusso circolare si adatta. (11) Si tratta di fattori sociali come, per esempio, il gusto dei consumatori, l’organizzazione politica o di fattori naturali come nel caso dell’aumento della popolazione. I soggetti economici svolgono sempre la stessa funzione sulla base di condizioni date.
* * *
(9)
) “Che l’economia proprio nel più perfetto stato dovrebbe lavorare senza profitto è un paradosso.[….] La
concorrenza può eliminare il singolo guadagno puro esistente di un ramo, ma cesserebbe se esistesse in tutti i
rami di produzione. Perché in questo caso non vi sarebbe più nessun stimolo per i produttori a farsi
concorrenza” ( J. A. Schumpeter, Teoria dello sviluppo economico, “Collana degli
Economisti”, UTET, Torino, 1932, vol. V pag. 45).
(10)
) “Una nuova produzione, attuata per via di incessanti e piccole modifiche della vecchia produzione,
costituisce un fenomeno di cambiamento che fa parte del ciclo e non dello sviluppo.” (J. A. Schumpeter,
Teoria dello sviluppo economico, “Collana degli Economisti”, UTET, Torino, 1932, vol. V pag.
74).
(11)
) “Quando si parlò di progresso, dagli economisti classici in poi fu quasi sempre limitatamente agli effetti di
uno sviluppo contenuto in una economia statica e supponendo regolari cambiamenti nei dati economici…..”
(J. A. Schumpeter, Teoria dello sviluppo economico, “Collana degli Economisti”, UTET, Torino,
1932, vol. V pag. 67).
“Precisando, la teoria del primo capitolo descrive la vita economica come se tendesse verso uno stato
di equilibrio e in base a questa tendenza determina i prezzi e le quantità dei beni. Considerando la tendenza
stessa come adattamento alle circostanze ogni volta date. Con ciò però non afferma che ogni anno si produca
essenzialmente “lo stesso”, ma solo significa che i singoli avvenimenti economici sono da considerarsi quali
fenomeni parziali della tendenza verso l’equilibrio. Il quale naturalmente non resta immutato, in quanto
cambia non appena si modificano i dati…” (Ibidem vol. V pag. 71).
“Il solo accrescimento dell’economia, come si ha nell’aumento della popolazione o della ricchezza,
non è un processo di sviluppo, in quanto non si creino fenomeni nuovi in senso qualitativo….Per noi, codesti
processi sono semplicemente cambiamenti dei dati.” (Ibidem vol. V pag. 72).
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