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Schumpeter, che nell’opera sopra citata cerca di spiegare come il capitalismo sia naturalmente destinato a mutare nel socialismo, sostiene che nel corso di questa mutazione la piccola impresa si estinguerà lasciando il posto a poche grandi corporazioni. Ciò dipenderebbe dal fatto che il verificarsi di comportamenti opportunistici da parte degli imprenditori imitatori danneggerebbe gravemente le imprese innovatrici che verrebbero, così, scoraggiate dalla difficoltà di proteggere i risultati dei loro sforzi, e dall’impossibilità di ricavare profitti di lungo periodo. (16) ) Schumpeter è un appassionato difensore delle pratiche monopolistiche tese a introdurre le innovazioni. Egli nega che gli oligopoli perseguano politiche di prezzi rigidi come veniva imputato loro dagli apologeti della concorrenza perfetta. In un sistema dinamico come quello del capitalismo moderno, infatti, i prezzi sono “flessibili in senso sostanziale”, in quanto la continua immissione di nuove merci nel mercato, i miglioramenti qualitativi ecc., compensano l’innegabile rigidità in senso formale. (Cfr. R Faucci, Breve Storia dell'Economia Politica, Giappichelli, Torino. Pag. 271/272). |