Gelasio Adamoli
Innovazione tecnologica, impresa e competitività


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     Schumpeter, che nell’opera sopra citata cerca di spiegare come il capitalismo sia naturalmente destinato a mutare nel socialismo, sostiene che nel corso di questa mutazione la piccola impresa si estinguerà lasciando il posto a poche grandi corporazioni. Ciò dipenderebbe dal fatto che il verificarsi di comportamenti opportunistici da parte degli imprenditori imitatori danneggerebbe gravemente le imprese innovatrici che verrebbero, così, scoraggiate dalla difficoltà di proteggere i risultati dei loro sforzi, e dall’impossibilità di ricavare profitti di lungo periodo.
     Solo le imprese di grandi dimensioni sarebbero in grado di proteggersi. La complessità organizzativa e l’elevato numero di transazioni che al loro interno si svolgono, le consentirebbero di generare innovazioni poco trasparenti all’esterno, cioè non facilmente imitabili.
     La piccola impresa sarebbe destinata a soccombere di fronte all'enorme vantaggio competitivo della grande azienda che, grazie alle ampie conoscenze e competenze sviluppate nei propri laboratori di ricerca, avrebbe maggiori possibilità di progettare e realizzare le innovazioni.
     E’ importante, a questo punto, osservare come nella visione di Schumpeter del capitalismo delle grandi e poche corporations, (16) non è più l’innovazione che concettualmente precede il profitto ma è quest’ultimo che consente di gestire la natura ed i tempi dell’innovazione secondo gli obiettivi strategici dell’impresa. Questo è reso possibile dalla riorganizzazione aziendale che prevede la creazione della (costosa) funzione, autonoma, di ricerca e sviluppo (R&S).

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(16) ) Schumpeter è un appassionato difensore delle pratiche monopolistiche tese a introdurre le innovazioni. Egli nega che gli oligopoli perseguano politiche di prezzi rigidi come veniva imputato loro dagli apologeti della concorrenza perfetta. In un sistema dinamico come quello del capitalismo moderno, infatti, i prezzi sono “flessibili in senso sostanziale”, in quanto la continua immissione di nuove merci nel mercato, i miglioramenti qualitativi ecc., compensano l’innegabile rigidità in senso formale. (Cfr. R Faucci, Breve Storia dell'Economia Politica, Giappichelli, Torino. Pag. 271/272).