Gelasio Adamoli
Innovazione tecnologica, impresa e competitività


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     Nel capitalismo trustificato la funzione imprenditoriale, storicamente svolta dalla borghesia, scompare lasciando il posto alla grande unità industriale perfettamente burocratizzata dove il lavoro degli uffici e delle commissioni si sostituisce all’azione individuale. (17)
     In questo quadro si realizza il passaggio ad un socialismo ben organizzato in cui il progresso tecnico ed economico tende a spersonalizzarsi ed automatizzarsi. Questi infatti non dipendono da imprenditori autonomi, determinati, tesi alla ricerca del profitto, ma dagli organismi direttivi delle grandi unità produttive e dai gruppi di specialisti che prestano un lavoro subordinato. La borghesia cessa, così, di dominare la società economica.
     E’ evidente che nella realtà questo passaggio dal capitalismo al socialismo, preconizzato da Schumpeter, non si sia realizzato. A tal proposito è interessante quanto fa notare Massimo Egidi nella propria introduzione a Capitalismo socialismo e Democrazia.
     Egidi afferma che le grandi e grandissime imprese, pur avendo conquistato quote molto ampie di mercato, non hanno eliminato dalla scena le imprese piccole e medie: le grandi economie capitalistiche contemporanee mostrano settori industriali in cui convivono imprese di dimensioni e caratteristiche tecnologiche ed organizzative differenti. Continuano a formarsi nugoli di piccole imprese innovative, e – almeno in alcuni dei grandi paesi industrializzati – la competizione (distruzione creatrice) mantiene la sua efficacia anche tra le grandissime corporations, che debbono incessantemente innovare per mantenere elevata la domanda dei beni che esse producono.

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(17) ) “Il progresso economico tende dunque a spersonalizzarsi e ad automatizzarsi; il lavoro di uffici e comitati tende a soppiantare l’azione personale……Nel medioevo, la condotta della guerra era una faccenda in alto grado personale. I cavalieri armati di corazza praticavano un’arte che chiedeva un addestramento prolungato, e ognuno di essi contava individualmente per capacità e coraggio personali. E’ facile capire perché quest’arte divenisse la base di una classe sociale nel senso più ricco e completo del termine. Ma l’evoluzione sociale e tecnologica ha minato e infine distrutto sia la funzione che la posizione di questa classe. Non per questo cessò l’arte della guerra; solo divenne sempre più meccanizzata – al punto che oggi il successo in quella che è ormai una semplice professione non ha più i tipici caratteri di iniziativa e d’impresa personale per cui non solo l’individuo ma il suo gruppo acquisivano una posizione stabile di dirigenza sociale…….Ora, un processo sociale analogo mina la funzione, e con questa, la posizione sociale dell’imprenditore capitalista . Anche il suo ruolo……..la sua posizione, come quella delle classi dei guerrieri, è minacciata…” (J. A. Schumpeter, Capitalismo socialismo e democrazia, Etaslibri 1994, pag. 128/129).