L’impresa che innova, avviando nuove routines, ha praticamente mutato il proprio patrimonio genetico.
A questo punto interviene il processo di selezione. (43)
Infatti, se la nuova tecnologia introdotta risulterà vincente dando maggiore vantaggio competitivo all’innovatore le altre aziende, per difendere o recuperare le proprie quote di mercato, saranno costrette o a imitare l’innovazione o addirittura ad introdurne una migliore; l’alternativa infatti sarebbe di abbandonare il mercato. Più precisamente, le imprese in grado di imitare o innovare svilupperanno un vero e proprio comportamento di adattamento, riuscendo così a sopravvivere.
Questo processo, che non è altro poi che il noto fenomeno della concorrenza, corrisponde ad una vera e propria selezione naturale in cui ci sarà chi, uscendo dal mercato, “perirà”.
Esauritasi la fase di selezione seguirà, per un certo periodo, la tendenza verso l’uniformità, che verrà però ben presto interrotta dall’iniziativa di un altro imprenditore teso a differenziare la propria produzione per incrementare il profitto.
L’analisi, seppur molto semplificata, svolta circa la dinamica evoluzionista ci consente, in conclusione, di cogliere un altro importante aspetto del fenomeno innovativo: nel sistema si possono verificare diverse iniziative innovative ma è definibile come innovazione solo quella che avrà successo. Le innovazioni, in altri termini, possono essere identificate solo a posteriori e cioè dopo che la selezione ha operato. (44)
Ciò conferma ulteriormente come l’esito di un attività innovativa sia tutt’altro che certa e prevedibile.
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(43)
) La selezione corrisponde al fenomeno Schumpeteriano della distruzione creatrice.
(44)
) Cfr. G. Zanetti, op. cit.
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