Gelasio Adamoli
Innovazione tecnologica, impresa e competitività


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     i due shock petroliferi del 1974 e del 1979
     esaurimento dei margini di incremento della produttività del lavoro consentita dalle tecnologie usate.
     riduzione dei profitti e degli investimenti delle imprese a causa delle forti rivendicazioni salariali dei lavoratori.
     saturazione del mercato dei beni di consumo durevoli (automobili ed elettrodomestici) che avevano costituito la principale componente dei consumi di massa negli anni della crescita.
     A questa situazione le imprese reagirono sviluppando nuove configurazioni tecnico economiche caratterizzate da:
     decentramento produttivo (che diventò poi esternalizzazione) come inversione di tendenza rispetto alla concentrazione;
     cambiamento del mix dei fattori, con nuove immissioni di capitale nei processi produttivi avvalendosi soprattutto dei rilevanti sviluppi della tecnologia microelettronica.
     Inoltre fu chiaro alle imprese che le loro strategie non potevano fare a meno di tre elementi chiave:
     *l’innovazione, intesa come capacità di trovare continuamente nuove soluzioni per migliorare o mantenere la propria posizione competitiva;
     *la qualità totale, intesa essenzialmente come la capacità di soddisfare a pieno le esigenze degli utenti-clienti e dei partecipanti all’impresa.
     *la flessibilità, intesa come capacità di dotarsi di strutture non rigide e di meccanismi operativi elastici.
     Su questo sfondo, nonostante vi fossero ancora correnti di pensiero che consideravano l’innovazione (radicale) di prodotto l’elemento chiave del processo innovativo, emerse e si consolidò un nuovo modello interpretativo dei comportamenti innovativi di successo delle imprese. Esso si fondava: