Infatti, dalla metà degli anni 80, con il rientro dell’inflazione e la stabilizzazione del ciclo economico, si verificò un ritorno dei grandi gruppi industriali attraverso un grande movimento di acquisizioni, fusioni e concentrazioni. Ad innescare questa ritrovata vitalità della large corporation, oltre al quadro di maggiore certezza e stabilità, vi fu l’affermarsi, sui mercati internazionali, della domanda di nuovi prodotti fortemente standardizzati e ad elevato contenuto tecnologico. Ciò riavviò quindi le economie di scala e di specializzazione.
Nello stesso tempo, crebbe anche la domanda dei beni di consumo tradizionali, differenziati ed a contenuto qualitativo la cui produzione era coperta dalle piccole imprese. Notevole fu anche la crescita della domanda di prodotti quasi artigianali.
E’ opinione di molti che questo nuovo assetto dell’organizzazione produttiva, presentando i caratteri sia della specializzazione flessibile che del fordismo debba essere denominato: fordismo flessibile.
3. Definizione e classificazione delle Piccole e Medie Imprese (PMI)
Gli studi relativi alla Piccola e Media Impresa (PMI) ne offrono numerose definizioni. Tra queste si distinguono quelle che evidenziano glia aspetti quantitativi della PMI e quelli che, invece, ne mettono in luce gli aspetti qualitativi.
Secondo il primo approccio, si fa comunemente riferimento a elementi come il fatturato, numero dei clienti, capitale fisso ecc. Dal punto di vista del numero di addetti, per esempio, si considerano piccole le imprese con meno di trenta unità, mentre con un organico tra le trenta e le cinquecento unità si è in presenza di aziende di medie dimensioni.
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