Gelasio Adamoli
Innovazione tecnologica, impresa e competitività


Pagina 94 di 107       

%


     La maggiore semplicità, in termini di categoria concettuale, del settore rispetto il distretto, determinò, nella letteratura economica, il successo del primo e l’emarginazione del secondo. Infatti, questa “minore complessità” ben si adatta alle teorie dei prezzi e dell’equilibrio statico della scuola neoclassica, la cui egemonia negli studi economici in età contemporanea è ben nota. (76)
     L’attenzione per la teorizzazione del distretto industriale e la sua analisi empirica riemergerà negli anni 70 quando il paradigma della specializzazione flessibile subentra al fordismo.
     Infatti, come esposto precedentemente, durante la recessione internazionale degli anni 70 in molti distretti europei ed in particolar modo in quelli di Francia, Germania e Italia l’economia mostrò una capacità di tenuta eccezionale, con ritmi di crescita notevoli che portarono a tassi ufficiali di disoccupazione ben al di sotto delle medie nazionali e a salari abbastanza elevati.
     Il modello organizzativo della specializzazione flessibile venne così identificato nel distretto industriale.

5.1. Caratteristiche del distretto industriale

     Passiamo ora ad analizzare gli aspetti fondamentali del distretto. Da essi hanno origine quelle economie esterne che danno all’impresa distrettuale la possibilità di essere competitiva sui mercati nazionali ed internazionali.
     Questo approfondimento ci sembra importante anche in considerazione del fatto che il sistema produttivo italiano è, come già accennato, in prevalenza caratterizzato dalle PMI e dalla presenza di circa 200 distretti industriali (vedi tabella seguente in cui sono riportati quelli più importanti).

* * *

(76) ) Cfr. E. Rullani, Distretti industriali ed economia globale, “Oltre il Ponte”, n.ro 50, 1995.