Questi distretti sono stati i principali protagonisti del cosiddetto “Miracolo Economico” verificatosi nel nostro paese dal 1955 al 1963. In questi anni la ricchezza degli Italiani è aumentata più che nell’intero secolo precedente. (77)
Seppure attualmente si parli della crisi del distretto industriale (cfr. paragrafo successivo) la sua validità è indubbia.
A conferma di questa affermazione basti pensare che la classe dirigente e gli operatori economici della Cina stanno introducendo nella loro organizzazione produttiva il modello distrettuale italiano.
Negli ultimi anni l’economia cinese, riconvertita dal socialismo al mercato secondo una sorta di modello di capitalismo pianificato, si distingue sulla scena internazionale per impetuosi tassi di crescita. Questo sviluppo è accompagnato da livelli crescenti di export in svariati settori industriali. A tutto ciò corrisponde una continua erosione delle quote di mercato dei paesi più industrializzati.
Questa forte competitività cinese è basata su una serie di fattori tra cui le scarse tutele sociali ed ambientali, il basso costo del lavoro, il dumping, un tasso di cambio fisso favorevole, un fiorente settore delle contraffazioni dei prodotti occidentali. (78)
Tra l’altro, buona parte di questi vantaggi furono gli stessi che facilitarono il boom economico italiano degli anni 60 e a cui abbiamo accennato prima.
Comunque sia, se la classe dirigente Cinese sta riproducendo i nostri distretti industriali in casa propria, vuol dire che questi rappresentano un modello tutt’altro che perdente.
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(77)
) Cfr. G. Carocci, L’Età contemporanea, Zanichelli, Bologna, 1999.
(78)
) Cfr. AA. VV. The Economy of China a cura di Secondi Giorgio ( http://faculty.oxy.edu./gsecondi/china.html)
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