Per il distretto industriale, lo svilupparsi dell’economia globale, invece, rappresenta un elemento di crisi ed instabilità.
I distretti, infatti, sono sistemi chiusi. Ciò significa che, mentre al suo interno la comunicazione e cooperazione è massima, l’interazione con l’esterno è molto ridotta. Le uniche cose che il distretto scambia con l’esterno sono le materie prime a monte e i prodotti finiti a valle. I mercati intermedi restano, invece, non accessibili a offerenti ed utilizzatori non localizzati nel distretto.
Il problema quindi è quello di dover affrontare il passaggio dalla dimensione locale alla dimensione globale. Le relazioni competitive, collaborative e comunicative che lo caratterizzano devono anche essere rivolte verso l’esterno.
Come le grandi imprese, esso deve imparare a distinguere le competenze strategiche (core competence) da mantenere nel suo ambito dalle conoscenze e servizi che possono essere esternalizzate e quindi reperibili sul mercato globale.
La trasformazione che i distretti industriali devono affrontare non è un processo indolore, esso comporterà la chiusura di molte imprese o la loro uscita dal distretto.
Tuttavia, ciò non significa che il distretto deve soccombere all’economia globale. Distretto ed economia globale non sono concetti antitetici ma due dimensioni che, nel generare valore, hanno natura complementare. Infatti, le imprese presenti al suo interno privilegeranno sempre i rapporti tra loro tutte le volte che dal loro interagire si formeranno competenze comunicative e cooperative più utili e meno costose di quelle utilizzabili nei circuiti esterni.
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