Giovanni Adamoli

L'esperienza di guerra
(I documenti)


Prima Parte - Seconda Parte - Terza Parte

DAL RICORSO PRESENTATO AL MINISTERO DELLA DIFESA - ESERCITO DIREZIONE GENERALE PERSONALE UFFICIALI - DIVISIONE DISCIPLINA - SEZ. 2°

(...)

2) il ricorrente non ha aderito alla r.s.i. come il Superiore Ministero inesattamente afferma, forse non tenendo conto di quanto dal sottoscritto esposto nella sua relazione dettagliata allegata al carteggio personale dell'Ufficiale in oggetto e inoltrata a codesto Ministero tramite Distretto Mil. e Comando Carabinieri di Teramo, in cui l'adesione alla sedicente repubblica sociale appare non come un atto di libera volontà e di spontanea collaborazione al governo di Salò, bensì come conseguenza di una coartazione fisica e morale dal sottoscritto ampiamente documentata.
A tal uopo il ricorrente è sempre in grado di esibire la corrispondenza da internato che dimostra chiaramente dalla data, come fosse ancora prigioniero di guerra dei tedeschi, quando il governo fascista era stato da molto tempo ricostituito, e documentando quindi in maniera inequivocabile di avere più volte nettamente rifiutato una qualsiasi forma di adesione e di collaborazione alla nota repubblica. Quindi nel caso concreto trattasi di simulazione di adesione e non di adesione alla r.s.i., anche perché il sottoscritto ha evitato scientemente la prestazione di un qualsiasi giuramento di fedeltà.
3) Il Ministero afferma che l'Ufficiale in oggetto ha prestato servizio per circa otto mesi presso la Ragioneria Centrale del Ministero delle Finanze ed anche ciò non risponde esattamente al vero.
Intanto non trattasi di otto mesi di servizio, bensì di pochi mesi circa tre essendo in un primo tempo l'Ufficiale in oggetto tenuto in Italia in licenza illimitata, anche se ciò non era stato dal sottoscritto specificato nella sua relazione per puro errore e per pura dimenticanza. Precisamente la licenza illimitata decorse dall'agosto 1944 al 15 gennaio 1945. Trattasi comunque di impiego civile e non militare. Il ricorrente era tagliato completamente dall'Italia centrale (Abruzzi) e non aveva altri mezzi per sostenersi: quindi l'impiego come civile ha avuto il solo scopo di avere uno stipendio per poter vivere e non di spontanea collaborazione alla sedicente repubblica.

(...)

Nel giudizio di discriminazione il Superiore Ministero ha assegnato il sottoscritto alla prima categoria integrata con 10 gg. A.R.
Da buon Ufficiale non discute le disposizioni dei Superiori; gli sia però consentito di esprimere un subordinato risentimento per una sanzione disciplinare che offende la sua dignità di Ufficiale e il cui fondamento è da ricercare non in una sua manchevolezza ma nel più doloroso periodo della nostra Storia politica e militare e che ormai dovrebbe essere perfettamente nota e compresa da tutti coloro che hanno cuore di Italiano e di soldato.



DISTRETTO MILITARE DI TERAMO
UFFICIO RECLUTAMENTO
SEZIONE MATRICOLA UFFICIALI


Teramo, lì 12/2/1951

Al Tenente in congedo
ADAMOLI Sig. Giovanni
Corso Cerulli n. 24-26
TERAMO

Prot. N. 2/454/2201/MU

Oggetto: Comunicazione.-

Si comunica che il Ministero della Difesa Esercito le ha inflitto, in sede normale disciplinare, un rimprovero solenne, così motivato:

In sede di nuovo interrogatorio circa il comportamento tenuto dopo l'armistizio, negava ogni sua forma di collaborazione con la r.s.i. che, antecedentemente, aveva ben precisato in altro documento di censimento.

IL COMANDANTE IN SEDE VACANTE
Ten. Col. Lamparelli Gaetano



All'On. Ministero della Difesa-Esercito
Direzione Generale Personale Ufficiali
Divisione Disciplina - Sez. 2° - ROMA

Oggetto: Esposto del TENENTE COMMISSARIO di Complemento ADAMOLI GIOVANNI fu Alfonso Federico


Mi perviene in data 13 febbraio c.a. lettera nr. 2/454/2201/MU del 12 corr. del locale Distretto Militare, con cui mi viene segnalato un rimprovero solenne, inflittomi con la seguente motivazione:
In sede di nuovo interrogatorio circa il comportamento tenuto dopo l'armistizio, negava ogni sua forma di collaborazione con la r.s.i. che, antecedentemente, aveva ben precisato in altro documento di censimento .
Resto veramente sorpreso e cerco di rendermi conto di ciò che è accaduto e sia di spiegare l'equivoco che mentre offusca la mia dignità di Ufficiale, menoma la mia rettitudine di cittadino onorato. Per prima cosa mi chiedo: "Come posso aver voluto negare o meglio, come mi si può accusare di aver voluto negare, ciò che ho affermato e ripetuto tante e tante volte, non solo in una relazione dettagliata di otto pagine di fogli di protocollo, consegnata e trasmessa in varie copie a tutte le Autorità civili e militari al mio ritorno nella città natale, ma anche scritto in formulari presentatimi più volte sia dal Comando Carabinieri e sia dal locale Distretto Militare?"
Nella mia relazione analitica e da me firmata narrai il mio calvario di prigioniero e di internato dalla data dell'8 settembre che mi sorprendeva a Ragusa (Dubrovnik) nella terra di Croazia in servizio presso il Comando del VI Corpo d'Armata.
In realtà Ragusa cadeva in mano dei Tedeschi il 12 settembre e il noto armistizio isolava bruscamente dalla Madre Patria tanti generosi Ufficiali e prodi Soldati.
Ho sofferto mesi e mesi di prigionia, di umiliazioni, ho sofferto la fame, ho rifiutato più volte di aderire alla r.s.i. Come posso ancora oggi documentare conservando la corrispondenza da internato e con date di molto posteriori alla ricostituzione del governo fascista, e il Superiore Ministero, per compenso, volle, come specificatomi con foglio n. 3302/2201/UMU del 13 agosto 1949 del locale Distretto, colpirmi con 10 gg. A.R. con la seguente motivazione:
Internato in Germania aderiva alla r.s.i.. Rientrato in Italia prestava otto mesi circa di servizio presso la Ragioneria Centrale del Ministero Finanze
- Non ho mai dichiarato di avere aderito alla r.s.i. e ho sempre asserito, dimostrando ampiamente la coartazione fisica e morale impostaci dalle Autorità tedesche con una diabolica politica di annientamento delle nostre ormai scarse energie, di aver soltanto simulato l'adesione al solo scopo di rientrare in Patria.
Difatti riuscii ad evitare scientemente un qualsiasi giuramento di fedeltà.
Tornai ad illustrare questo argomento con un esposto al Superiore Ministero presentato tramite Distretto Militare in data 16 agosto 1949.
Mai nessuna risposta ebbi al riguardo. Solo adesso il Superiore Ministero, basandosi su un verbale d'interrogatorio da me subito in data 13 ottobre 1950, mi risponde infliggendomi un rimprovero solenne e, accusandomi ingiustamente, di aver voluto negare ciò che per il passato avevo asserito.
E' accaduto piuttosto che nello sforzo di far comprendere all'Ufficiale Inquirente la mia posizione morale, il mio proposito di aver voluto evitare in tutti i modi o nel miglior modo una qualsiasi forma di collaborazione sia pure ad Autorità civili italiane allora residenti in territorio su cui pesava il governo della r.s.i., dato che analiticamente i fatti erano stati già da me esposti nella suaccennata relazione a cui nel verbale stesso del 13 ottobre 1950 nel secondo periodo del 3) faccio espressamente riferimento, preoccupato ripeto di chiarire soprattutto la mia posizione morale, può darsi che abbia usato espressioni che senza alcuna mia malevola intenzione e nella massima buona fede dell'Ufficiale Inquirente siano state tradotte dal medesimo Ufficiale con parole apparentemente contrastanti con mie precedenti asserzioni.
Difatti il primo periodo del 3 del verbale d'interrogatorio del 15 ottobre 1950 nella forma trascritta dall'Ufficiale Inquirente indubbiamente nella buona fede e forse in conseguenza di mie espressioni imperfette dovute al fatto di voler assolutamente mettere in evidenza che nulla ho compiuto a beneficio della r.s.i. (e questo risponde a verità), dicevo il detto periodo nella forma trascritta realmente depone a mio danno, perché da proprio l'impressione che io abbia voluto rettificare o negare ciò che invece avevo assertito antecedentemente.
Il verbale indubbiamente è confermato dalla mia firma, ma tutto ciò che di malevolo mi si vuole attribuire è la risultante di un contrasto di parole o di espressioni imperfette, che non hanno rispecchiato pienamente il mio pensiero.
D'altronde, con tutto l'ossequio per i funzionari che hanno esaminato la mia pratica, a me sembra di non meritare una punizione così grave poi quale il rimprovero solenne, per concetti ed espressioni che potevano essere chiariti attraverso un regolare carteggio d'Ufficio.
Riassumendo e fermo restante tutto ciò che ho asserito nelle mie precedenti relazioni e nei vari formulari, chiarito che nessuna intenzione avevo di negare ciò che precedentemente avevo asserito, al di fuori e al di sopra delle parole, superando eventuali improprietà di espressioni dichiaro che:
1) non ho mai aderito, bensì ho solo simulato adesione alla r.s.i. al solo scopo di rientrare in Italia.
2) non ho prestato nessun giuramento di fedeltà alla suddetta repubblica.
3) la mia assegnazione o la mia segnalazione agli Ufficiali civili, come già detto o precisato, non ha portato nessuna mia attività e nessun mio contributo a vantaggio di autorità né tedesche, né italiane, né militari, né civili.
4) Non sono stato assolutamente né alle dipendenze di autorità militari e civili tedesche, né alle dipendenze di autorità militari della r.s.i., ma solo nominalmente assegnato, non avendo mai sbrigato nessuna corrispondenza d'ufficio, ad uffici civili e quindi alle dipendenze di autorità civili italiane, dipendenza nominale più che di fatto.
5) Fui costretto a permanere nel NORD perché quando rientrai in Italia, il 22 agosto 1944, l'Abruzzo era stato già occupato dagli Anglo-americani e non mi fu materialmente possibile di raggiungere Teramo.
6) la relazione del Ten. Colonnello Commissario Direttore Dotto. Domenico Lisi, sul mio servizio prestato in Ragusa (Dubrovnik) di Croazia presso il VI Corpo d'Armata e relativo alla mia permanenza in Zona d'operazione sino al 12 settembre 1943, torna tutto a mio onore in quanto riconosce ottime le mie qualità d'Ufficiale. In seguito ad essa mi è stata conferita la Croce al merito di guerra.
7) Dopo gli eventi dell'8 settembre, sulle cui responsabilità hanno già parlato autorevolmente Uomini politici e lo stesso MINISTERO DELLA DIFESA, dalle cui ripetute dichiarazioni appaiono chiari la volontà e il desiderio di voler riconoscere i meriti e i sacrifici dell'Ufficiale e del Soldato al di fuori delle fazioni e al di sopra dei tragici eventi politici, sono state, a me pare, ingiustamente colpito:
a) una volta di 10 gg. A.R.
b) una seconda volta di rimprovero solenne.
Su ciò ho ampiamente detto e prego perciò il Superiore Ministero di voler gentilmente prendere un qualsiasi provvedimento che elimini il rigore delle punizioni inflittemi annullando le punizioni medesime in quanto posso asserire, in tutta coscienza, di essere sempre stato un Ufficiale amante della disciplina, rispettoso dei Superiori, con il più elevato senso di Amor Patrio e oggi più che mai ansioso di essere considerato e ritenuto degno Ufficiale dell'Esercito Italiano.
W L'ESERCITO, W L'ITALIA!

Teramo, 6 marzo 1951

TENENTE COMMISSARIO DI COMPLEMENTO
(Prof Dott. Giovanni Adamoli)




Per saperne di più:

Diario di Pompilio Aste
Gli "Schiavi di Hitler"
Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia

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