Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
LIBRO XIV. 3l3
ziavano, che un' armata turchesca, a sole trenta miglia dalla loro città minacciava loro 1* estremo sterminio , se lasciassero per ad Ancona partire i promessi vascelli. Pio incoraggiolli a resistere ancora, e promise loro, che ben presto recherebbe ad essi poderoso soccorso. Ma, come gli annali ecclesiastici, e '1 Navsgero nella sua storia di Venezia, e '1 cardinal di Pavia ne' suoi commentarli affermino, sfidato era oggimai egli stesso delle speranze, che studiavasi d'ispirare altrui. Nondimeno deliberò , se dovesse egli, stesso andare a chiudersi entro Ragusa, sperando pure, che'I personale suo pericolo sveglierebbe finalmente dal funesto suo sonno 1' addormentata cristianità. Un raggio però di consolazione balenò al cuore di lui tra quelle tante tenebre di afflizione , che so-verchianvanlo, quando gli fu recato , che i turchi àveano preso altra strada. Finalmente una flotta veneziana di dodici galere, condotta dal doge Cristofaro Moro, giunse ad Ancona il 12 agosto. Il pontefice si fece subitamente condurre a riva per vederla; e dopo averla percorsa col guardo, gemendo e piangendo proruppe in queste parole : « sino a questo giórno « una flotta era mancata alla mia navigazione : ora « io manco oggimai alla flotta. »
Degne dell'alto personaggio, ch'egli era, furono le accoglienze fatte al doge. Egli fu splendidamente alloggiato nella nobile abitazione de'signori Francesco e Girolamo Antiqui : i quali, dice il chiarissimo autore della Pietra del paragone , per essere figliuoli a di Giovanni di Biagio , e d' Elisabetta Contarmi , « avevano attinenza di sangue co' più qualificati senatori di quel domìnio ( di Venezia ) , come si « rendevano in patria cospicui e ragguardevoli per « la nobiltà della nascita, e per ricchezze. »
Quelle parole, dette dal pontefice al vedere la veneta flotta, furono profetiche. Ai mali, che già l'opprimevano, erasi aggiunta una tormentosa dissenteria. Per quanto a confortarlo si adoperassero i
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