Annali della cittą di Bologna di Salvatore Muzzi
ANNALIdo'quali molti, perduta ogni umana sembianza, mostra van fuori dalle rovine o braccio, o piede, o capo, tutto poi intriso di sangue, sozzo e contaminato d'ogni bruttura.
Pił. lungi cadeva con fragore svelto da'gangheri un portone d' un palazzo : la folla de' predatori si scagliava nell'interno urlando: in un momento dalle cantine alle soffitte tutto s'empieva di que'ladroni : dalle finestre soonfiooate, piovevano in istrada gettati alla rinfusa, cofani, sedie, tavole, quadri, vasi, bronzi, coltri di seta, suppellettili d'ogni genere: fra quelli che aspettavano il bottino nella via fu visto.taluno rimanere storpiato, o malconcio da qualche pezzo di mobile che all' impensata gli rovinava addosso, altri contender furibondi la medesima preda, sguainar le spade, ferirsi, poi sopraggiunger una nuova frotta che la strappava loro di mano, e fuggiva con essa. Drappi, vesti di gran valore si fermavano appiccate ai cornicioni, alle inferriate ; parte vi rimanevano neglette per 1' abbondanza della preda, parte si facevan cadere colle punte delle partigiane e delle picche. Ad ora ad ora scoppiava un urlo generale pił forte; tutti i visi si volgevano, tutte le bocche s'aprivano, tutti guardavano in alto : ad una finestra v' era, o ritta, o ginocchioni, o spenzolata mezza fuori, qualche vecchia, qualche matrona, pallida, abbandonata come uno straccio, o domandava pietą o cacciava strida: la turba la voleva tosto. Le si dava 1' andare, veniva a terra tra le risa e gli evviva, e rimaneva fracassata sul lastrico, o fermata in aria sulla punta delle ronche. Quando tutto era devastato s'appiccava il fuoco, onde se v'eran padroni nascosti dovessero sbucar fuori.
Trovati alle volte senza un tal mezzo nei nascono digli, su pei camini,. nolle cantine, nelle fogne , pe' cessi, strappati di lą a forza, percossi, bistrattati , rivedevano la luce del sole, e stavano come insensati e immelensiti all' aspetto di que' visi infocati dal furore, dall' ubbriacbezza, dalla gioia di
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