Storia antica di Como di Maurizio Monti
T.IRRO in. 1 19
:< :i se grave d'anni e di corpo, moriva contenta, « se non era cagione a me della mia morie. Io a per contrario protestava le, che non voleva salti vanni se non con lei, e presala per mano mi a sforzai di tirarla meco; essa ubbidiva a slento k e dolevasi pietosamente di sè, che fosse cagione ti di allentare il mio passo. Un nembo di cenere, ti benché 111 principio non folto, sorgeva dietro « noi; una densa caligine ci soprastava alle spalle, « la quale diffusa sulla terra all' immagine eli un « torrente, ci seguiva. Oh, diss'so, usciamo di stra-a da, finché ci si vede; onde, caduti in terra, u non siamo calpestati fra le tenebre da quelli ti che con noi fuggono. Appena ci trovammo sete duti, che si fece notte , nè quale suol essere u quando non ci è luna ed è nuvoloso, ma quale « è in luogo chiuso e a lumi spenti. Allora tu u avresti udito l'ululato delle donne, le strida de' M fanciulli, le grida degli uomini: chi 1 genitori, « chi i figli, chi le consorti ad alta voce cliia-u ma va, e al grido riconoscevale ; altri la propria m sventura, altri quella di altri lamentavano, e u taluni per paura della vicina morte, la morte invocavano. Altri alzavano le braccia agli Dei, altri stimavano che non fossero più Dei, e cre-w devano, che quella sarebbe l'ultima ed eterna (( notte del mondo. Quelli pure non mancavano, « che con immaginarii e falsi terrori rendevano « più spaventoso il vero pericolo ; e alcuni i quali it tornavano pur allora dai Mi se no, dicevano che u era sprofondato, che era in fiamme, il che quantunque falso, riputavasi vero. » Cessato quell'orrore, si ritirarono Plinio e la madre al Miseno, e quivi stettero ad aspettare novella del zio. Plinio nel ventesimo suo anno, o circa, militò
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Plinio Miseno Plinio
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