Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      '435
      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      una guerra così lunga predato; per salvarsi si rifuggirono sotto le mura di Firenze, e passato su per i ponti d'Arno ebbero alloggiamento ne'circostanti villaggi. E fu non lieve ventura, secondo che affermano gli storici di quei tempi, perocché le soldatesche del campo come ebbero nuova dei patti fermati, cominciavano a cavillare intorno alle paghe, e cercavano un pretesto per far nascere un tumulto, mandare sossopra l'accordo, e sfrenarsi contro la inermo e stanca città, A questa trama non parteciparono i Tedeschi; e glie ne rendono la do-r vuta lode gli storici i quali li commendano come quelli che senza repugnanza accettarono gli stipendii, e si erano per lo innanzi mostrati di tanta fede e compassione verso le povero genti, che le difendevano dai cavalleggieri del campo di là d'Arno quando passavano il fiume per offenderle.
      Otto giorni dopo sottoscritto il trattato, il commissario del Papà, cominciando a violarno i patti, mise dentro alla città quattro compagnie di soldati còrsi o fece occupare la piazza. Quindi forzò la Signoria a chiamare il popolo a parlamento. Vi accorsero pochi cittadini, e se ve ne fu tra quelli alcuno che fosse noto come amatore della libertà, fu minacciato o a pugnalate costretto a retrocedere, Salvestro Aldobrandini allora volgendosi a quella turba, che simulava essere il popolo fiorentino ivi raccolto per riformare lo Stato, disse tre volte se era contenta di porre tutta là potestà del popolo nelle mani di dodici uomini per riordinare il reggimento; e la turba tre volte rispose di sì acclamando fragorosamente i Medici. Il commissario quindi nominò di suo arbitrio una balìa di dodici uomini. La quale cominciò a disfare e rifare ogni cosa con autorità dittatoria, o per dir meglio ad eseguire fedelmente ciò che piaceva a Clemente VII dettarle.
      LI. Il trattato da Clemente VII fu consentito soltanto per avere Firenze nelle mani e poi spogliarla di tutte le sue libertà. Ora si voleva che i Medici ritornassero in patria non per essere primi fra i cittadini e recare nelle proprie mani il reggimento della repubblica, ma per rendere quella famiglia regnante, come oggi direbbesi, per la grazia di Dio. È notevole nondimeno il senno o l'astuzia di che fecero prova nel non mantenere nessuna (ielle condizioni stipulate; voglio dire per


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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