I primi due secoli della di Pasquale Villari
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CAPITOLO SECONDOaggiungono che dal 1138 al 1173 la Città incorse, per ben tre volte, nell'interdetto, cose tutte che sono prova d'una continua agitazione religiosa. Oltre di che Firenze, e sopra tutto il popolo, si mantenne sempre fedele al partito della Chiesa, che gli liberti ed i loro amici, parteggiando invece per l'Impero, dovevano avversare, e quindi facilmente incorrere allora nella taccia d'eretici. Anche a tempo del Villani si dava il nome generico di Paterini a tutti gli eretici non solo, ma anche ai Ghibellini.1 Oltre di ciò, avendo egli posto le origini di Firenze, prima ai tempi di Carlo Magno, poi subito dopo la immaginaria distruzione di Fiesole nel 1010, è naturale che non volesse vederle una terza volta ora che il Comune nasceva davvero, e quindi cercasse di esagerare il carattere religioso, che era assai secondario in quel movimento, e non ne vedesse il politico, che era certo principalissimo.
In ogni modo siccome par certo che gli liberti cercarono l'appoggio dell' Impero, cosi ne segue che dovettero di necessità dimostrarsi ora nemici della Chiesa. Il chiamarli eretici o paterini non avrebbe perciò, specialmente nella bocca del Villani, sempre guelfo dichiarato, nulla d'insolito. Che, al tempo di Matilde, gli liberti fossero già potenti, apparisce chiaro dai molti documenti che li ricordano. Che avessero avuto allora parte principalissima nel governo, ed il tumulto fosse perciò diretto principalmente contro di loro, trova conferma esplicita nelle parole
1 Infatti Simone della Tosa, posteriore al Villani, elie forse copia in questo luogo, parlando del secondo incendio, nel 1117, aggiunge che vi fu allora in Firenze « la resia de1 Paterini ». Papa Innocenzo III (1198-121G), discorrendo degli eretici scriveva : impii Manichaei, qui se Catini ras ve/ Pata-rcnos appeìlant (Ep. lib. X, ep. 54, ed. Migne, voi. II, pag. 1147). Elicgli uaìes Camalli ulenses (III, App. pag. o9G) si trova un giudicato di Sutri, 1141, nel quale si legge: Igitur universi qui vulgo Paterenses roeantur, eo quia, sub iugo peccati, retinebant omnia que de predieta ecclesia sanete Fortunate aeeipie-bant. E chiaro dunque che qui si dava nome di Paterini (che pur furono seguaci d'una setta speciale e ben distinta dalle altre) anche a coloro che occupavano i beni della Chiesa, o in qualche modo la combattevano. IIaktwig, lì, p. 17 e 21.
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