Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro secondo. 77
citta, c disponevansi ad assalirla sebbene si ac-1139-1145 corgessero di non essere abbastanza in forze per espugnarla.
Lo spavento mal consigliava ai Mori : atterriti dai rapidi preparativi mandavano chiedendo patti; del che lieti i consoli accordavano una tregua, o piuttosto la vendevan loro pel prezzo di centotredeci-mila marabottini che equivalevano ad altrettanti scudi d' oro. Accettate le dure condizioni, venivano alle navi i Saraceni recando parte della pattuita somma f non però maggiore di venticinquemila di quelle monete , essendo loro , per pagar il rimanente, permessa una mora di otto giorni. Tripudiavano i Genovesi della insperata fortuna; ma mentre i consoli numeravano il denaro , e piativano ad arte per non so quale differenza coloro che lo aveano recato, il Re Maimone, caricati i suoi tesori sopra due galee , passava arditamente tra le liguri navi, e a tutte vele fuggiva. Non si avvedeano così subito i Genovesi dell'importanza di quella fuga: il giorno seguente però , come seppero che il Re s'era allontanato, dubitando di quel che era, minacciavano sterminii ove non fossero loro mantenuti i patti. Ma i Saraceni pentiti del denaro che già aveano sborsato , e riavuti dallo spavento, nuovo Re eleggevano che di promesse e di buone parole largheggiando coi Liguri faceva buoni apparecchii per disfarsene. Non tardarono ad avvedersi i Genovesi d' essere stati scherniti, e diedersi a correre pazzamente la terra, ma senza prò. Le forze
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