Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
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116*9 sangue? non ha dunque la gloriosa nostra Repubblica , non ha pių nemici da combattere, che a saziar la smania degli eccidj, i suoi cittadini anelano a distruggersi, a scannarsi V un l'altro ? non avete dunque nč sorelle, nč genitori, nč consortė , nč figli da lasciar desolati, vedove, orfani, soli? oh miseria dei nostri tempi! oh dura punizione dei nostri peccati! oh sventura irreparabile della mia citta ! e chi sono coloro che me la straziano in cosi barbaro modo? sono feccia di plebe che aneli alle rapine, ai rubarizj? mai no: sono la parte sua pių eletta, sono il fiore de'suoi cittadini, sono i figli di coloro che la sollevarono a queir altezza in cui siede, che la cinsero di quella corona che c'osi bella le splende sul crine ! Ceneri gloriose d'uno dei primi martiri della nostra santa fede, io vi veggo rimescolarvi dentro le auree teche nelle quali da tanti secoli vi giacete : ah sė, rimescolatevi : egli č un sacramento d'abbomina-zione quello che sta per compiersi alla vostra presenza; e si compia! Giovani sconsigliati, avanzatevi pure : le vostre mani avide di sangue, posino su quelle venerande reliquie : le vostre labbra con-taminate dal sacrilegio mormorino pure le for^ mole dell' esterminio : io vi acconsento. ŧ
Era T Arcivescovo Ugo d'antica etā, era ornato d' ogni virtų cristiana : venerabile per santitā, venerabile per costumi : avea V aspetto piacevole, dignitoso il piglio: la sua voce avea qualcosa di angelico, avea quel patetico che seconda cosė bene
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Repubblica T Arcivescovo Ugo Ceneri
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