Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      262 STORI ACompensavano le speranze deluse in mare, gli acquisti fatti dal doge in terra ferma di molte terre ottenute per compra dai nobili che le possedevano e aggiunte al dominio della repubblica. Si distingueva fra queste Novi stata occupata per 1' addietro lungamente dai duchi di Milano. Inoltre per quel suo studio di volersi immischiare nelle faccende importanti, era l'Adorno riuscito ad ottenere che i Fiorentini e Gian Galeazzo conte di Virtù, duca di Milano, allora in guerra fra loro, mandassero ciascuno a Genova i propri rappresentanti affine di stringere le trattative di pace che da qualche tempo erano state intavolate. Furon costituiti arbitri per una parte e per l'altra, il doge, Riccardo Caracciolo gran maestro di Rodi legato del Papa, e i quindici anziani come rappresentanti del comune. Francesco Novello figlio di Francesco il Vecchio di Carrara già alleato de' Genovesi a Chioggia, ed ora prigione del Visconti, rientrava per mezzo di questo trattato in possesso di Padova, d'onde l'inimicizia che i Veneziani e la cupidigia lo avean cacciato e tenuto rammingo per molto tempo.
      Ma queste imprese influivano troppo poco sugli interessi privati dei cittadini, perchè gli ambiziosi quietassero o almeno non trovassero seguaci.
      La nuova aristocrazia popolare uguagliava, se non superava, l'antica in avidità di comando, e nel poco scrupolo rispetto ai mezzi di procacciarselo. L'ultima, non potendo agire direttamente, gittava indirettamente legna sul fuoco, con la speranza che la stanchezza delle parti avrebbe ricondotti gli ordini antichi. Era doloroso spettacolo intanto il vedere una sì fiorente repubblica, perdere goccia a goccia il sangue più vitale in lotte interiori, trascurando se non affatto, almeno non quanto bastava per tutelarli i possedimenti esteriori. Pietro Fregoso ordiva una congiura contro il doge nella quale entravano moltissimi cittadini. Scoperta la trama il Fregoso fu imprigionato; ma in Antoniotto, questo incessante avversare la sua autorità, il conoscere il numero grandissimo de' nemici che aveva, aggiunto alla innata debolezza del suo carattere, destò la sazietà del governare. Un bel giorno uscito di città, come per andare a diporto in una sua villa, situata fuori della porta S. Tommaso, si imbarcava sopra una galera di Corrado Doria, trasferendosi a Loano. Alla nuova del fatto il popolo prese l'arme, poi si acquetò nella scelta del nuovo doge Iacopo Fregoso, uomo altrettanto pacifico, come il suo fratello Pietro era violento, e perchè uso alla quiete degli studi, inadatto a reggere in tempi così procellosi.
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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