Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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primi due come sudditi ribelli furono giustiziati; Sigismondo messo in carcere; gli altri prigioni furono rilasciati dopoché ebbero giurato di non riprendere mai più le armi contro la Repubblica.
Cotal risultato ebbero i progetti e le mene ambiziose di Piero Fregoso. Coraggioso, energico e di svegliato ingegno, in altre circostanze avrebbe potuto essere il benefattore della sua patria, e lasciare fama di benemerito cittadino; ma in una Repubblica così agitata e cosi piena di fazioni, ogni virtù pubblica era ornai quasi divenuta impossibile, perchè nessun degno scopo fosse proposto alla attività de'cittadini, la quale mancando di esso si volgeva alle parti ed agli odii civili.
Liberato dal timore dei fuorusciti, risolvè il Duca Giovanni, di non differire più oltre la impresa di Napoli. Essendo giunte le navi ed i soldati che attendeva di Provenza, nel mese di ottobre si diresse alla volta del regno, con una flotta forte di ventisei galere, e fornitissima di truppe da sbarco. Per la partenza del Duca fu confidala 1' autorità suprema della Re* pubblica a Luigi La Vallèe, in qualità di governatore e luogotenente del re di Francia. Mancavano a Luigi, quantunque fosse bene accetto al pubblico, due qualità di grande importanza, e che aveano servito principalmente a Giovanni d' Angiò per conservarsi nel dominio di Genova; la moderazione cioè e la fermezza. La tranquillità successa agli ultimi torbidi era finora di agitazioni più grandi delle trascorse.
Il mantenimento della guarnigione francese, le spese fatte per gli armamenti in aiuto del duca di Calabria, oltre all' avere esaurite le finanze, tornavano gravose a molti cittadini privali i quali avendo di già fornite molte somme, si vedevano del continuo sollecitati a nuovi prestiti per supplire alle presenti strettezze. Lamentandosi costoro e negando di volere sopperire più oltre ai pubblici bisogni, si conobbe la necessità (1460) di ricorrere a qualche misura straordinaria per tirare avanti. Proponevano i nobili ed i più ricchi che si raccogliesse denaro coli' imporre nuove tasse e coli' aggravare le antiche gabelle, specialmente quelle che riguardavano i generi di consumazione. I popolani dal loro canto strepitavano, tanto più che sapevano La Vallèe, come partigiano della nobiltà, inclinato a seguire questi consigli. Dicevano essere allora anche troppo la plebe sopraccaricata di balzelli; se la Repubblica si trovava in strettezze di denaro e nuove tasse erano necessarie, si gravassero i nobili, la maggior parte dei quali, per
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (405/637)
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