Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 387
fra la plebe e persuaderla con acconcie parole a desistere e posare le armi ; e già gli spiriti calmandosi a poco a poco sembrava che le cose non sarebbero trascorse più avanti, quando l'arrivo inaspettato di Paolo Fregoso arcivescovo di Genova, uomo turbolento ed ambiziosissimo se altri fa mai, ed il sopraggiungere quasi contemporaneo di Prospero Adorno, risollevando gli animi concitati alle antiche parti, aumentarono il- tumulto e la confusione. La plebe armata si divise in due bande: da una parte si gridava Vivano gli Adorni, dall'altra Vivano i Fregosi, onde la città fu ripiena di zuffe sanguinose ed accanite fra le invelenite fazioni. Il più temuto dei due capi di parte, specialmente dalla nobiltà e dai cittadini ricchi era Paolo Fregoso; imperocché dubitavano che ove egli fosse giunto al potere, avrebbe in primo luogo pensato a vendicarsi contro gli uccisori di suo -fratello Piero, tanto più che lo sapevano uomo non ripugnante da ogni più sfrenato eccesso. Però i nobili mentre simulavano di tenersi in disparte da queste lotte, cercarono di tirare dalla loro parte Prospero Adorno, usando a questo fine l'intromissione degli Spinola fra i quali e Prospero esistevano vincoli di parentela e d'amicizia. L'Adorno sperando che l'appoggio della nobiltà dovesse facilitargli la vittoria sopra il suo rivale, inclinò volentieri l'animo a queste proposizioni, onde Paolo Fregoso a cui non isfuggiva nulla di questi raggiri, temendo di essere oppresso restando in città se l'alleanza dei suoi nemici fosse andata avanti, ne usci fuori segretamente e con una banda dei suoi più fidi si ritrasse sui monti, aspettando l'esito delle cose.
Intanto alcuni della sua parte, mescolandosi nei crocchi ed in mezzo alla folla ancora incerta del partito a cui dovesse appigliarsi, secondo le istruzioni ricevute da Paolo, insinuavano alla plebe di stare in guardia contro le mene dei nobili ; mostravansi essi ora amici dell' Adorno affine di cacciare i Fregosi, i soli e veri amici del popolo, ma riusciti a quest' intento non avrebbero tardato a fare lo stesso contro gli Adorni ed a ristabilire il dominio dei Francesi, che si sarebbero vendicati crudelmente contro tutti coloro i quali aveano osato levare le armi contro 1' autorità del re. Queste parole produssero il loro effetto; la plebe che avea già deposte le armi le riprese; ricominciarono i tumulti, e fu convocata un assemblea generale in cui dopo avere confidato il governo e l'intera balia della città ad otto artigiani, fu presa la determinazione di cacciare al tutto i Francesi ed impossessarsi del Castelletto. Paolo informato di lutto e visto che le cose piglia-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (407/637)
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