Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      508 STORIAallora vigenti, la metà degli uffici, gli ottimati trovavano sempre qualche sutterfugio per scampare dalle pene dovute i loro confratelli.
      Fin qui i popolani non avean fatto altro che lamentarsi e rendere possibilmente ingiuria per ingiuria ; ma d'ora innanzi stabilirono di porre un freno alle insolenze aristocratiche, col riformare la legge intorno al conferimento delle cariche, e col chiedere che i due terzi di esse fosse dato ai popolari, un terzo rimanesse alla nobiltà.
      Tenevano a questo oggetto i popolani frequenti adunanze, nelle quali discorrendo la cosa e le sue ragioni, provavano la giustizia delle loro richieste. Infatti, dicevano essi, se il fondamento della Repubblica di Genova risiedeva nella uguaglianza, e se perciò ogni classe di cittadini doveva avere un numero adeguato di rappresentanti, era ingiusto che la classe dei nobili, cosi inferiore di quantità alla moltitudine dei popolani * occupasse metà degli uffici. Di più, bisognava considerare che la classe dei popolani abbracciava non pure il corpo dei mercatanti ma sibbene anche quello degli artefici; inoltre molti che prima appartenevano «Ha nobiltà, erano, nel tempo che la Repubblica si resse popolarmente, trapassati nel ceto dei popolani, il che aumentava anche di più la sproporzione, e faceva si che almeno una terza parte dei cittadini fosse esclusa dalle magistrature.
      I nobili, dal loro canto, non volevano su questo punto intender ragione: accusavano i loro avversari di ambizione immoderata, invocavano la giustizia, invocavano la santità dei patti e la inviolabilità della costituzione. La disputa si andava ogni giorno riscaldando e gli odii crescevano a misura che i discorsi divenivano più accesi e le ingiurie più cocenti. Seguitando le cose di questo passo, una crisi era inevitabile, ed un fatto seguito in quei . giorni di bollore, mancò poco che non la affrettasse.
      Manuello Canale (4506) notaro, avendo richiesto in piazza di Banchi un nobile che lo soddisfacesse di certi danari dovutigli, il nobile ricusava di farlo, ed alle minaccio del creditore di citarlo innanzi al tribunale rispondeva col metter le mani addosso a quello. Il risentimento destato da questa violenza nei circostanti si comunicava rapidamente per le altre parti della città: le botteghe furon chiuse; già si era in procinto di venire alle armi, quando per l'intromissione di savi cittadini e di Oberto del Solaro potestà, il tumulto fa calmato, e le ire per quel giorno non procederono più oltre. Nonostante alcuni fra i giovani nobili più riottosi furono banditi ; il senato accordò al
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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