Storia di Roma di Ettore Pais

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      CRITICA DELLA GUERRA VEIENTE. 25
      di Apollo, reca gli stessi avvertimenti dati già dall'aruspice; inoltre da qualche scrittore si diceva che anche dopo il ritorno degli ambasciatori da Delfo, non si sapesse come eseguire la volontà del dio, e che fu allora necessario ricorrere di nuovo ai suggerimenti del sacerdote etrusco. (*) Quest'ultimo particolare mira a fondere sempre più due versioni originariamente diverse, delle quali una parlava del consiglio di Apollo, l'altra di quello dato dall'aruspice. Di esse la seconda è degna di particolare considerazione. Par chiaro infatti che l'aruspice, che stava o bazzicava presso le mura della città, (2) e che ai Romani avrebbe insegnato con quali riti si poteva propiziare la divinità, anziché porgere il consiglio di incanalare l'acqua del lago Albano, che nulla ha a che fare con Yeio, li rendesse avvertiti dell'esistenza di una galleria che dal tempio di Giunone scendea nella sottostante valle dove i Romani avevano gli accampamenti, ovvero favorisse il disegno di farli penetrare per mezzo di una conduttura di acque o di un cunicolo artificiale nella dimora sua ovvero della divinità. (s) Anche secondo la tradizione comune i Romani si impadroniscono di Veio per mezzo di quella galleria sotterranea, che metteva capo al tempio di Giunone Regina. Ri-connettendo i due fatti fra loro, collegando il vate che tradisce i suoi concittadini con l'indicazione del cunicolo e con quel sacerdote che pronuncia le parole fatidiche nel tempio della dea, si comprende meglio l'aneddoto del soldato romano che, tratto il capo fuori della galleria, sarebbe stato pronto a recare le viscere a Camillo. (4)
      O Liv. 1Y, 17, sq.; Zonar. VII, 20 extr.
      (2) Zonar. VII, 20: r.zpi zb xsixog o&sv sxstvog
      (3) Preneste ad es. era celebrata anche per i cunicoli che conducevano in basso l'acqua, e che sboccavano per vie nascoste in diverse parti della campagna, In uno di questi trovò la morte il figlio di Mario, Strab. V, p. 238 C; Vell. II, 27. La comunicazione per mezzo di una galleria con un tempio, come la stessa leggenda ammette per Veio, si spiega ancor meglio pensando ad uno di quei templi posti sullo stesso ciglione della rocca, presso le mura, come erano alcuni di quelli di Agrigento, come in fondo erano anche a Roma quelli posti sul colle Quirinale e sul Capitolino. Del resto anche rispetto a quest'ultimo colle, una antica versione, v, cap. sq., suppone che i Galli avessero tentato di penetrarvi per mezzo di un cunicolo.
      (4) Si sarebbe teutati di identificare codesto vate etrusco con l'aruspice


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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