Storia di Roma di Ettore Pais
SULLE CONDIZIONI FATTE DA ROMA ALLE CITTÀ VINTE. 293
ai Nomentani, agli Àricini, ai Lanuvini ed ai Pedani, tanto più che, come prova la storia generale ed autentica di questi tempi, una disposizione di tal genere riusciva allora odiosa solo verso il volgo, ma non colpiva tutte le principali famiglie nemiche, delle quali alcune fra le più potenti venivano ad ottenere subito la piena cittadinanza ed il diritto degli onori nella nuova patria. Roma infatti non agì diversamente da quello che era già prima d'allora il costume generale, (*)
(l) Ciò dimostra 1° la storia di Fulvio console tiburtino (ci attendemmo la menzione di lui come di dittatore), il quale nello stesso anno in cui combattè contro i Romani, essendo passato dalla parte di costoro, divenne console romano, Plin. XH. VII, 136 ad a. 323-322 a. C.; 2" quella di Q. Anicio Prenestino, che nel 304 a. C. diventò edile curule, sebbene * paucis ante annis liostis fuisset, „ Plin. XH. XXXIII, 17; 3" quanto infine ci è riferito sui Mainili Turrini, v. oltre. Ciò conferma pienamente quanto la tradizione dice su Vitruvio Vacco, il quale a Roma, e proprio sul Palatino, avrebbe avuto una casa, Liv. Vili, 19, ad a. 330. Anche ammesso che alcuni di questi fatti non siano del tutto storici (snl che v. iu seguito) ciò non toglie che sia autentico il fondamento giuridico in essi presupposto in modo tipico. Che poi a Tuscolo ancora al tempo di Annibale vi fosse invece un partito ostile a Roma o contrario a quello di coloro che avevano abbracciata la causa romana si ricava dal dato di Livio, XXVI, 9, 12 ad a. 211 a. C. che abbiamo già discusso, v. s. p. 120, sul quale torneremo a ragionare.
Che questa legge abbia avuto ampia applicazione a Roma, soprattutto rispetto all'età più antica vedremo in seguito. Che lo stesso si fosse fatto altrove prova ad esempio quanto si narra rispetto alla politica di Gelone I, ove si dice che trasportati a Siracusa i Camarinei (ai quali distrusse la città) ed i Geloi costoro TioXtyjxag STiocTjas, e dove si racconta che presa Megara fece pure cittadini siracusani i ricchi (xoùg jisv ccùtcov nx-^èug) sebbene fossero quelli che gli avevano fatto la guerra, e che vendette invece coinè schiavi il volgo (xòv 62
Herodot. VII, 156. Occorre appena avvertire che sarebbe agevole citare altri esempi di questo genere. Appunto perchè Roma segue norme in uso fra i popoli che l'avevano preceduta, si spiega come nel secondo trattato con Cartagine, Polyb. Ili, 24, 5, si prevedano spartizioni di preda e di città simili a quella riferita da Erodoto, VI, 23, a proposito dei Sami e di Ippocrate di Gela, Ma di ciò nel corso dell'opera.
Qui occorre invece avvertire che non può assegnarsi grande valore al mutilo e confuso passo di Festo, p. 127 M, s. v. municipium, dove pone i Tnscolani con i Formiani, i Cumani etc. nella categoria dei u cives sine suffragio „ che * post aliquot annos cives Romani effecti sunt, n ossia in una categoria distinta e diversa da quella di coloro, come gli Aricini, i Caerites e gli
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (340/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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