Storia di Torino di Luigi Cibrario
552 LIIIIIO QUINTOfuori , fosse arrestalo o per debili d' un suo concittadino, o per debiti del comune, o per debiti del conte di Savoia, e del principe d'Acaia. Di modo che consideravasi come obbligalo, non solo per qualunque de'suoi comborghesi, ma anche pel signore; il che era in veritā un abuso, essendo il sovrano affatto straniero al principio d'associazion comunale. Ma allora era diritto internazionale il sistema delle rappresaglie. E quando, ad esempio, un borghese di Chieri aveva un credito verso un borghese di Torino, siccome sapeva che in questa cittā la sua condizione di forestiere non gli permettea di sperare nč aiuto di consiglio legale, nč pronta giustizia, e che, in vigor dello statuto non potea far cessione del suo credito, ricorreva ai savi ed al consiglio della sua terra. Il consiglio scriveva al vicario ed ai savi di Torino, per farlo pagare; e se in certo termine non si effettuava il pagamento, concedeva al creditore lettere di rappresaglia, con certe condizioni che limitavano alquanto il violento arbitrio privalo, e per virtų di quelle il Cheriese pigliava di viva forza la persona e 1' avere del primo Torinese che gli capitasse innanzi, e si pagava di sua mano, od otteneva in allro modo pagamento, o sicurtā di pagamento. Per questo medesimo principio di solidarietā il comune era mallevadore, in proprio, dei furti che si commettevano, e di cui non si scopriva l'autore. E perciō in aprile del 1329 rendette
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (352/531)
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