Supplemento perenne alla Nuova Enciclopedia di

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      ADRIATICO MAREVeneto più attrattive convergenti in un punto. L'anione antica delle città del Veneto a Venezia non Tu soltanto open della politica e d'una maggior potenza ebe Venezia posse desse ma per il fatto contribuirono a ciò anebe le ragion economiche. Se Venezia non avesse esistito tutta la regione veneta avrebbe cionnondimeno diretto le sue corrent verso un punto o punti non lontani da quella città. Il Veneto poi forma nel suo complesso una vasta regione naturali bipartita ed in sé completa la quale coll'Istria ha in se stessa tutti gli elementi per prosperare anebe da sola. I suoi in ti boscosi colle sue valli profondi
      cimi i suoi fiumi le sue pia lagune il suo mare formano economici tanto agrarii e commerciali possono svolgeri tra regione c'è una popolaiasciutte ed irrigue le il tutto nel quale glli
      da sé. La nazione è quella ebe assicura la libertà di tutti; ma essa non soltanto lascia vivere l'attività speciale d'ogni regione che anzi ha grande uopo di promoierla di renderla pid intensa. Un tale bisogoo poi lo prova in maggior grado presso le estremità le quali sentendo meno l'influenza del centro principale devono fare centro a se medesime. 0 Firenze o Roma cha fosse la capitale d'Italia la sua azione diretta si eserciterebbe si sui paesi del centro ma non si estenderebbe di certo alle estremità e molto meno sulle altre estremità settentrionali. Colla stessa Roma crebbero Milano Verona Ravenna ed Aquileja a centri secondarli. Ora ognun vede ebe appunto e Torino e Milano e Genova e Verona e Venezia devono essere centro ad unandustriali quanto marittimi e «data regione giacché lo diventano da ai di necessità. Mai
      i armonicamente. In nessun'al-itana e pedemontana pre>
      parata per l'industria come in questa. Noi lo possiamo vedere nel Trentino nel Vicentino nel Bellunese e nella Carnia. Neasun'altra regione ha tante belle conquiste da fare all'industria agraria come abbiamo veduto. Nessuna abbonda come questa di città importanti e di eentri minori che s'inframmettono ad esse per cui sarebbe agevole formarvi un sodalizio d'interessi. La popolazione che abita cotesti paesi guadagnerà di certo energia col restituire l'antica operosità anche alle città ; ma é relativamente delle pia colte nel suo complesso e suscettiva d'acquistsre ben presto una maggiore coltura. Le relazioni antiche delle varie parti del Veneto lira di loro hanno fuso ormai lutti i suoi elementi ; e si vide anche da ultimo quanta spontaneità ad accostarsi tra essi dalla prontezza dei Consigli provinciali delle varie cittì a concorrere con una quota di spesa ad imprese veneziane.
      Il Veneto é una delle estremità dell'Italia ed ha grande importanza anche sotto tale aspetto. I centri esercitano per sé naturale attrazione ma quando si tratti di espansioni di qualaiasi genere (e la nostra dovrebbe essere espansione marittima e commerciale e di civiltà) sono appunto le estremità che acquistano importanza verso le quali si dovrebbe far rifinire la vita nazionale se non vi andasse da aé. Bisogna guardare in Italia due coae: alla forma allungata del nostro territorio nazionale ed al vicinato. La forma dell'Italia non é tale che attorno ad un grande centro si postano coordinare per raggi molti altri centri secondini che apportino la vita su tutto il territorio. Per quanto si facesse un centro dinanzi al quale tutti gli altri scomparissero un centro che esercitasse una grande attrazione sopra tutto il territorio che rifluisse la vita su di esso non ai formerebbe mai ; e a nostro credere non giova che si formi. Il regionalismo dell'Italia Sfallo per favorire ad un tempo la libertà l'operosità e la civiltà durevole su lutto il territorio nazionale. Un centro unico può accelerare la splendida vita della naziooe. ma può accogliere in se slesso tali viziature da viziarla tutu. Roma fu questo centro ; ma Roma fu la città della conquista che nutriva se medesima e l'Italia colla spada ed allorquando non Di più forte per la spada trascinò latta l'Italia nella propria decadenza. Ma la civiltà rinata in Italia nel medio evo la civiltà dell'industria del commercio del lavoro dell'arte fu regiooale ed ebbe molti centri ; e perché appunto n'ebbe tanti decadde si ma non fu spenta mai. Essa laaciò dietro a sé in tutta Italia delle nobili tradizioni che vissero anche nei secoli della decadenza e che a' nostri di l'ajutarono a risorgere. La libertà moderna e la civiltà che ne consegue e ne deve conseguire non fa che portare il suggello nazionale l'uguaglianza l'unificazione l'armonia Ira tutte queste membra che prima erano disgiunte e facevanodobbiamo alquanto considerare l'estremità veneta dal punto di vista dell'interesse nazionale sull'Adriatico.
      Abbiamo già mostrato come l'onda delle nazioni d'Europa é ora volta dall'occidente all'oriente dal settentrione al mez-logiorno. Ma c'é pure una differenza In queste due correnti :ui giova considerare nell'interesse dell'Italia. L'onda francese dopo averci portato vìa tutto quello che poteva cioè Savoja e Nizza davanti l'ostacolo delle Alpi ma soprat-tto davanti all'attività di un popolo operoso ed intelligente com'è il subalpino ed il ligure si é arrestala e corre verso il sud-est. Contro questa corrente per non essere trascinati da lei noi dobbiamo fortificare la vita nazionale e l'attività iella Sardegna sicché senta ogni giorno piò i legami che ill'llalia la stringono e nella Sicilia affinché rafforzala in se slessa possa reagire sulla costa africana ed impedire che :he il suolo dove fu Cartagine diventi una colonia francese. La corrente occidentale tende a penetrare sul nostro territorio per un'altra via ; ma per giungere fino a noi dovrebbe passare sul corpo alla Svizzera. Ed é per ciò che la politica italiana dev'essere conservatrice nella Svizzera ; la qnale nelle sue valli montane costituisce l'anello di congiunzione delle nazioni dell'Europa per impedire gli urti. Noi dobbiamo desiderare che ci sieno degli svizzeri italiani come degli svizzeri francesi e tedeschi. Fino a che rimangono svizzeri essi sono a nostra difesa ; e quando scendono in Italia a sfruttare la loro attività diventano italiani. La correre da questa parìe é composta di rivoletti i quali non fanno alcun danno se pure anzi non arrecano molli vantaggi portando una popolazione operosa nostra confinante a ravvivare la nostra medesima operosità. Ma là dove la corrente ci piomba addosso terribile quasi torrente che precipita dall'alto e scava e trascina via ogni cosa seco e minaccia di rapife nella sua foga la povera difesa della nostra insufficiente operosità è appunto lungo l'estremità orientala del predetto mare. Non é soltanto una dottrina politica fuor di uso quella che leva difendere il Reno al Po e quella che proclamava il dito al mare Adriatico della Germania. I Tedeschi non sono soltanto di qua delle Alpi ma considerano quale territorio germanico anche il Tremino. Essi ti accampano nel Friuli e le Imposte sulle terre I cui proprielarii irovansi a Udine a Palma a Venezia e posseggono la provincia leneta dell'Istria. La pressione germanica del nord ci sta sopra con tutta la potenza d'una grande numerosa generativa operosa ed avida nazione. Ma il singolare si é che l'elemento italiano sull'Adriatico subisca ora anche una pressione nord-orirntale che è la pressione del panslavismo. Nessuno si meraviglia se l'elemento germanico prema dal Tiralo sulla ille dell'Adige dalla Carinzia dalla Stiria e da Vieona aopra Trieste e Gorizia ; ma pochi avvertono la pressione pan-
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Supplemento perenne alla Nuova Enciclopedia Popolare
Rivista annuale (1870-1871)
di
Utet
1872 pagine 743

   

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