Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAdelle valli, come, per esempio, avveniva tra Cormons e Tolmino.
Più a nord, nella Carnia, gli Austriaci avevano a-perto fin dalla notte del 23 un bombardamento contro le nostre posizioni, che non ebbe altro effetto se non quello di far tuonare le nostre artiglierie, che batterono con efficacia quelle nemiche. Le nostre truppe attaccarono immediatamente dopo i valichi dell'Inferno (testata della Val Degano, sopra Ampezzo) le valli di Rac-colana e Dogna a sud di Pontebba, costringendo il nemico ad abbandonare le cime da cui poteva dominare il nostro territorio.
Agli orli del triangolo del Trentino, fra il 24 e il 25 maggio, le nostre truppe occupavano la Forcellina di Montozzo, il Tonale, Ponte Caffaro in Val Giudicarla, tra lo Stelvio e il Garda. A oriente del Garda, progredivano su per la catena di Monte Baldo, preparando la conquista della sua estremità nordica, l'Altissimo, da cui il 26 scacciarono brillantemente gli austriaci che e-rano costretti ad abbandonare ricoveri e materiali. Oltre l'Adige, cadevano in nostro potere Monte Corno e Monte Foppiano. Lungo le Alpi Vicentine e Cadorine occupavamo fortemente le torri dolomitiche di Baffelan e del Pasubio, dominanti la vallata che scende a Rovereto, la Vallarsa. Perdendo la vetta del Pasubio, gli austriaci perdevano una delle maggiori sentinelle vigilanti il Passo delle Fugazze e la valle italiana del Leogra che scende a Schio.
A nord di tali Tegioni, dall'altipiano di Asiago e da quello di Tonezza, le nostre artiglierie aprivano intanto il fuoco contro le opere nemiche di Lavarone e di Folgaria, distanti circa sette chilometri dalla frontiera; e nella Valsugana il nostro fuoco permetteva agli abitanti di Tezze (stazione di dogana austriaca della linea Bassano-Primolano-Trento), di fare entusiasticamente atto di sottomissione all'Italia.
Poi, fra Porto Buso e le foci dell'Isonzo, l'estrema ala destra dell'esercito italiano, sempre avanzando oltre il confine anche dal lato della laguna d'Aquileja, occupava Grado e si portava alla stessa altezza delle truppe
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