Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIA
« E il sangue scorse prima della lotta.
« Essi salirono così per delle ore, di blocco in blocco.
« Una marcia di titani. Ai fianchi del colosso prima dell'alba osservavasi ancora una truppa selvaggia, spaventevole, di spettri silenziosi, di gente lesta, agile, vigorosa, che piombava quindi senza dire una parola sulle trincee nemiche a 2300 metri, alla cima del monte.
« 11 nemico, sorpreso, che crede ancora gli italiani al basso, lancia un urlo di spavento.
« Gli assalitori, muti e feroci, cominciano il loro terribile compito.
« Granate a mano dapprima; ma l'opera è troppo lunga.
« Allora afferrano gli austriaci per il petto e li abbattono.
« Sulla roccia poi è uno scoppio lugubre e sordo. Le mine nel terreno conquistato scoppiano sotto ai piedi del vincitore.
« Non importa, nuovi soldati arrivano, nuovi corpo a corpo nella notte rossa. La mattina è sconvolta da clamori e da ruggiti come di bestie selvagge, mentre un urlo glorioso è ripetuto senza posa davanti alla battaglia, come uno squillo di tromba : « Savoia! )> : il grido d'Italia all'assalto delle Alpi barbare. Il Monte Nero è conquistato! »
Tutti i corrispondenti inglesi dall'Italia esaltarono il valore, lo slancio e la resistenza delle truppe italiane nei combattimenti. Il corrispondente del Times da Roma diceva che gli alpini corrispondono alla più alta a-spettativa di coloro che conoscono quali splendidi soldati siano in seguito al magnifico allenamento a cui si sottopongono in tempo di pace. Essi sono — soggiungeva il corrispondente — veri uomini di montagna, che possono operare in regioni che sarebbero impraticabili per le migliori truppe ordinarie.
Il nemico stesso dovette inchinarsi davanti al ma'-gnifico valore dell'alpino italiano. Ad un ufficiale nemico, fatto prigioniero dai nostri, fu trovato un documento di grande interesse, che proveniva da un alto co-
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