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' Non verrò più ; — scriveva il conte pittore ; — finite voi i due quadri dell' abside. Ne siete capace| e la signora di Altariva vorrà contentarsi di voi| come si era contentata di me. Notate| per gli affari: c'è da prendere un'ultima rata| di cinquemila lire. Ritenetela per voi| come giusto compenso alle vostre fatiche e come buon ricordo di un principale che è costretto a separarsi da voi. Lascio per un pezzo i pennelli: prendo moglie| mio caro. Mi sono imbarcato con una contessa polacca. Colpo di testa| o colpo di mano? Porse un colpo di fortuna| come avviene a coloro che s'imbarcano. Dio ve ne guardi| caro Beltrami. Ma già| certe cose sono scritte lassù. La signora è del resto assai bella| e non merita che si rimpianga accanto a lei il proprio celibato. Vivete sano| più lieto che potete| e riverite in mio nome la gentil castellana d'Altariva. „ La lettera del conte giunse a Doro Beltrami due giorni dopo quella di Luoio Sormani alla contessa Flaminia. La bella castellana non aveva avuto ouore di far leggere a Doro il lungo racconto di ciò che era avvenuto a Torino; un racconto che l'aveva profondamente turbata| e la teneva ancora sopra pensiero. Lesse invece quella che Doro aveva ricevuta dal conte| e ne fu consolata. Quella contessa polacca| sopra tutto| le piacque moltissimo ; Flaminia avrebbe data volen-