Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
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tavelle \ la Lombarda mal delle bros. sule ; chi il Safati e il Tusio dogli Arabi ; alcuni il mal di san Tvlain, san Mento ; moltissimi il mal di Giobbe, e la massima parte la lebbra, e la elefantiasi.
Riguardo al carattere di cronica, que'medesimi che ce la denominarono col termine generico di peste , ce la detagliarono poi in modo da dimostrarcela di andamento cronico, di rado febbrile, e più di rado mortale, provandoci così il contrario di quello che asseriscono. Ma chi non sa, che da Ippocra-te fin al principio del i5oo, cioè pel corso di più di venti secoli, si confusero indistintamente le malattie epidemiche colle contagiose ? E Dio volesse, che tale confusione non regnasse anche oggidì presso qualche medico, e qualche magistrato sanitario! L' epoca però del morbo gallico fìssa quella de* primi barlumi sparsi sulla confusa materia de'
contasi, oII. La lue venerea può essere contagiosa col contatto immediato, mediato, e fin anche col mezzo dell' atmosfera, cioè contagioso-epidemica. Una malattia, che secondo Torrella cominciò nell'Alver-gna del i4 Scillazio, Sabellico, Som-mariva, Leoniceno occupava la Spagna e l'Italia del i4g4 ; e secondo i decreti dell'Imperator Massimiliano, del Tal-lamento di Parigi, del Re di Scozia ancora tra il i49^ e 149^ avej* invaso 1'Ale-magna, la Francia, l'Inghilterra, come mai non doveva calcolarsi portala sull' ale de' venti ?
Una malattia, che non rispettava né sesso, nè
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