Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Romanzo storico)


Pagina 47
1-10- 20-30- 40-50- 60-70- 80-90- 100-110- 120-130

[Indice]

     "Hanno disseminato spie ovunque i governatori" diceva Santuccio "per sorvegliare le nostre mosse. Dobbiamo usare, per evitare incidenti, molta prudenza. Ieri tutti ci applaudivano; domani, in disgrazia, potremmo essere considerati dal popolo, sempre volubile, cani randagi da massacrare.
     La mia banda è stata già raccolta a Boceto. I tuoi si dovrebbero trovare colà nella notte di domani per proseguire insieme per Rocca Santa Maria.
     Vengano dopo lassù e spagnuoli e napoletani e calabresi.
     Ecco le ragioni di questa mia visita, in un'ora così tarda, in un tempo così cattivo."
     "Avevo già il presentimento di quanto sta per accadere, caro Santuccio. Accettiamo la nuova sfida con animo sereno. M'addolora solo il pensiero di dover lasciare, quasi senza protezione, la buona compagna e i cari figli. Nelle sere scorse parlavo con Cinzia sull'eventualità di un nuovo allontanamento. Ne seguivano scene commoventi."

     Santuccio a sua volta faceva presente che identico era il suo caso, ma per i fini ultimi occorreva tutto accettare con rassegnazione. Assicurava poi la Cinzia, quando comparve, che il distacco sarebbe stato di breve durata. Si trattava per allora di raccogliere in una sola località tutte le bande, per poi patteggiare, con una certa forza, con i governativi. Raggiunto l'accordo sarebbero tornati a godere la gioia della famiglia.
     Per diradare un po' le ombre e ravvivare lo spirito, Santuccio, piacevole nella narrazione, raccontò, mentre cenavano, alcuni episodi della vita di seminario, tra l'altro che una notte, indossati camici bianchi, quelli che si usano per le processioni, si misero a correre chiassosamente dall'uno all'altro dormitorio. Ne nacque un baccano indiavolato. A mano a mano che i compagni si svegliavano balzavano dal letto, gridando, invocando aiuto.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto