Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Dramma in quattro atti)


Pagina 25
1-5- 10-15- 20-25- 30

[Indice]


     PRESIDE - E lo so, lo so, e lo dicevo poc'anzi al mio Segretario. Ma ho ora un piano diverso e molto efficace.

     COMANDANTE - Sarebbe?

     PRESIDE - Distruggere tutto quanto appartiene ai banditi: incendiare le loro case, sconvolgere le loro campagne, arrestare gli amici, deportare i parenti, impiccare i favoreggiatori.

     COMANDANTE - Permettete, Preside, che vi dia un abbraccio. E' la prima volta che odo una parola di forza e di conforto. Con i pietismi nulla si ottiene. Dopo?

     PRESIDE - Dopo porteremo tutte le nostre artiglierie contro Poggio Umbricchio, covo formidabile, dove si trovano rifugiate le famiglie dei capi. A Poggio Umbricchio inalzeremo la bandiera della vittoria.

     COMANDANTE - E ricorreremo alla brevitā di Cesare per darne l'annuncio a Napoli. Che festa! Che festa!


     PRESIDE - Anche qui in Teramo faremo festa. Il popolo, nella liberazione, sarā con noi.

     COMANDANTE - Del popolo, Preside, non c'č da mai fidarsi. Potrā si far festa, sulla nostra vittoria; vi potranno esaltare, acclamare per vostri atti di clemenza e di umanitā. Ma poco poco che la fortuna vi volgesse le spalle, vi potrebbero, con la stessa facilitā, impiccare. La storia č piena di questi esempi.

     PRESIDE - Ma lasciamo andare il popolo nella sua volubilitā. Pensiamo a quel che dobbiamo fare per poi tornare, nella vittoria, nella nostra bella Spagna, in seno alle nostre famiglie.

     (S'ode d'improvviso un rintocco di campane)

     Campane a martello?

     COMANDANTE - Maledetti! Osano ancora di avvicinarsi alla cittā? Sono senza dubbio i banditi di Santuccio di Froscia.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto