Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Dramma in quattro atti)


Pagina 30
1-5- 10-15- 20-25- 30

[Indice]


     CINZIA - Ma Barbara, non so, è d'altro animo, d'altra sensibilità.

     (Di là s'ode la voce d'un fanciullo)

     MONTECCHI - Poi non resti proprio sola. Resta con te, a riempire il mio vuoto, il caro Nemesio, colmo, nonostante la fanciullezza, di molte virtù.

     NEMESIO - (che intanto entra, chiamano) Mamma! Mamma!

     CINZIA - Vieni, vieni, figliuolo, vieni a stare un po' con tuo padre, che tra poco parte.

     NEMESIO - Ma perché babbo parti? Non partire, non partire. (l'abbraccia)

     MONTECCHI - Debbo partire, figliuolo, ma tornerò. Qualora non dovessi tornare io verrai tu a ricercarmi sui monti pure italianissimi della nostra Dalmazia. Me lo prometti?

     NEMESIO - (continuando ad abbracciare il padre, teneramente) Ma io sono piccolo.

     MONTECCHI - E' vero, ma verrai quando non sarai più piccolo.


     (Cinzia piange)

     (Interrompe la mesta scena il rientro di Santuccio e di Barbara)



     SCENA TERZA

     SANTUCCIO - Il quadro è sempre là, vicino all'altare e nessuno oserà toccarlo.

     MONTECCHI - E nessuno certo lo toccherà...

     BARBARA - Io ne sarò gelosa custode.

     SANTUCCIO - Brava, in modo che un giorno, più o meno lontano, qualcuno, nel vederlo, possa dire: "Oh! Questo è il famoso Santuccio di Froscia?"

     MONTECCHI - E possa aggiungere: "Simpatico. Non si direbbe un bandito."

     SANTUCCIO - Noi banditi? Venezia ci giudicherà.

     (S'ode di nuovo il suono dei corni)

     MONTECCHI - Dobbiamo andare, Santuccio.

     SANTUCCIO - Andare...

     CINZIA - (versando lagrime) Andare...

     BARBARA - Su, su lo spirito, ché i nostri torneranno.

     CINZIA - Ma quando torneranno?...

     SANTUCCIO - Quando, nella redenzione, consacrata dal sangue, in una nuova luce, noi non saremo più consacrati banditi del Martese, ma fedeli soldati d'Italia.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto