Umberto Adamoli
FAMIGLIE STRINA-ADAMOLI. DA COMO AD AQUILA


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     Nella nuova dimora, alle falde del Gran Sasso, dalle valli fresche di acque limpide, dai boschi folti e musicali, vi era molta poesia, ma anche molta solitudine. Non vi erano strade, né mezzi di trasporto, e Teramo era molto lontano. Appariva un vero posto per esiliati.
     Ciò nonostante, confortati dalla bella stagione e dai tre vispi bambini, che tenevano allegra la casa, gli Adamoli non se ne affliggevano, non disperavano. Quell'industria, d'altra parte, essendovi a Tossicia, e nei villaggi vicini, molti lavoratori di rame, già clienti di Tempera, vi si ebbe subito ad affermare, a prosperare.
     Rendeva disagiata e dura quella vita, in primo tempo, l'inverno eccezionalmente cattivo: cattivo con le abbondanti nevicate; con il freddo intenso, che ghiacciava le acque dei torrenti e dei fiumi; con le bufere, che scendevano violente dai monti, seminando rovina, ove passava. Non mancava il pericolo dei lupi, cacciati dalla neve e dalla fame dalle loro tane, e il pericolo dei briganti, che si aggiravano, feroci come i lupi, per la contrada.

     Ma anche quell'inverno, che aveva maggiormente segregato la montagna dalla pianura, passava. Con la primavera, con l'azzurro del cielo ed il verde dei boschi canori, la natura ritrionfava nella rinnovata divina giovinezza.
     Anche i nostri, in quel santo risveglio, rinascevano alla vita ed alla speranza.


     L'Italia, intanto, dopo le fiammate gloriose, ma sfortunate del 1848-49, con le restaurazioni assolutistiche, si trovava nel 1851 di nuovo prostrata sotto la sanguinosa reazione, capitanata dalla spietata Austria. L'Adamoli, quando poteva rimettersi in comunicazione con L'Aquila, sapeva i nomi di altri amici, mandati, come il cognato Isidoro, nelle sofferenze delle Isole del Mediterraneo. Tra essi figuravano il barone Cappa e due dei sette fratelli Castrucci, altra famiglia di eroi nazionali.


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Umberto