Avendo a disposizione un discreto numero di questi apparecchi il proprietario li usufruì anche per bacinella da spazzolare.
Epperciò unì la bocca del fumo di questa con quella dell'altra, chiuse la bocca d'introduzione del combustibile e fece giungere il condotto che mena al camino al basso ceneraio. La fiamma così passa dall'una nell'altra camera ed esce per di sotto ; la temperatura di circa 80° si raggiunge e mantiene facilissimamente. Il resto del calore va perduto nel produrre il tirante e a riscaldare il locale che è piuttosto ampio.
Ognuna di tali bacinelle è servita da una ragazza. La maceratrice butta i bozzoli nell'acqua bollente e con una mestola prende questa e la versa continuamente su di essi per qualche minuto; poi li passa all'altra perchè li spazzoli; l'acqua è frequentemente rinnovata. L'operazione è di tale efficacia che le sete giapponesi perdono intieramente il colore verdognolo prendendo un bel color bianco. L'ufficio della spazzolatrice è abbastanza noto perchè mi dispensi dai descriverlo. I bozzoli però non devono essere percossi fortemente ma semplicemente accarezzati onde non danneggiare il filo che nelle condizioni in cui si trova è delicatissimo e facilissimo a rompersi. Quando sono lavorati, la stessa operaia li distribuisce alle filatrici secondo il bisogno.
L'avere stabilito distaccato dai bandii il sistema delle bacinelle preparatrici non è conveniente dovendosi moltiplicare il numero dei fuochi accesi e le conseguenti perdite di calore. Tolta però questa piccola anomalia, io credo che un simile sistema di filatura sia uno dei più belli per economia ed anche per eleganza.
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