Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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     Il ruolo educativo (e propagandistico) della cultura forgia quello dell'intellettuale di professione, il quale deve superare il distacco dal 'paese reale' e impegnarsi concretamente nel rinnovamento della società, con “l'aspirazione (...) a demolire quella barriera di classe che il suo stesso mestiere gli ha costruito intorno”, e l'urgenza di “dissipare l'addebito, che il popolo suole rivolgere alla letteratura, di essere sinonimo di bugia” (46) e strumento di inganno per la gente comune. Si costituisce pertanto un rapporto ambivalente tra partito e intellettuali, che inizialmente sono spinti alla militanza e in seconda battuta assimilati, trasformati in "quadri", coordinati a livello centrale e federale da strutture organizzative ben precise. (47)
     Oltre al lavoro 'pedagogico' e propagandistico verso la base del partito, l'adesione degli intellettuali al partito stesso è considerata strumento di ampliamento del consenso verso classi sociali che ad esso non sono tradizionalmente legate : già nel 1944 si era precisato, nel Programma della rivista "Rinascita" (48) (i cui destinatari sono appunto gli appartenenti all' intellighenzia di partito) che l'intellettuale è "avanguardia del ceto medio", la "prima linea" degli strati intermedi della società. Successivamente proprio qui troviamo l'affermazione del ruolo dirigente del partito a livello ideologico: partito che deve farsi portatore delle aspirazioni culturali del popolo e della loro rappresentazione in forme adeguate (a cui gli intellettuali devono esser spinti a conformarsi) nonchè della promozione del dibattito collettivo. (49)

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(46) (Ibidem, pp. 90-92); in particolare riferimento ai racconti Compagno scrittore di Vasco Pratolini (comparso sull'Unità il 30 luglio 1944) e Le parole di Cesare Pavese (comparso sull'"Unità" milanese il 4 luglio 1946).

(47) Il tentativo di egemonia viene perseguito dal partito gradualmente, con forza persuasiva proporzionale alla sua crescita organizzativa. Le direttive passano attraverso le rubriche delle riviste dedicate agli intellettuali e attraverso la critica “ufficiale” di partito, che nelle sue pubblicazioni ha luogo e seleziona e censura quale artista e letterato sia da considerarsi nella corretta via del marxismo-leninismo e quale no. Per inquadrare, seppure solo parzialmente, la politica culturale del PCI e i caratteri generali della "battaglia per il realismo" e in favore dell'"arte popolare e proletaria" (nelle arti figurative e in ambito letterario, nel teatro come nel cinema) è necessario esaminare l'evoluzione del rapporto con gli intellettuali dalla Resistenza agli anni '50: i momenti chiave sono scanditi dalle risoluzioni in ambito culturale che il Partito produce nel 1948, 1949 e 1952 e dalla creazione della Commissione Culturale durante il VI congresso del Partito. (Cfr. sul tema Misler N., La via italiana al realismo. La politica culturale artistica del PCI dal 1944 al 1956, Milano, Gabriele Mazzotta Editore, 1973).

(48) Rinascita fu fondata a Salerno (ma poi subito trasferita a Roma) nel giugno del 1944 da Palmiro Togliatti: rivista di approfondimento culturale e politico che divenne il “centro unificatore di tutta l’attività rivolta agli intellettuali. Di lì partono gli orientamenti, le parole d’ordine, i consigli e i moniti”; vi scrivevano i maggiori leader comunisti, ma anche letterati e artisti vicini al PCI: con la sua presenza costante nel dibattito politico-culturale italiano, divenne fu trasformata quindi nello strumento di elaborazione e diffusione della politica culturale del PCI. Per i primi decenni la periodicità della rivista fu mensile, fino alla primavera del 1962 quando si trasformò in settimanale. La trasmissione delle direttive culturali è inizialmente affidata alle critiche e polemiche “marginali”, generalmente firmate da Togliatti (alias Roderigo di Castiglia) su rubriche fisse del periodico, la più famosa delle quali è La battaglia delle idee (altre sono Trafiletti, Segnalazioni, Lettere, Appunti). Le linee del disegno togliattiano erano apparse subito chiare dal "Programma" pubblicato sul primo numero: "Il nostro scopo principale è di fornire una guida ideologica a quel movimento comunista il quale, stretto alleato del movimento socialista, è parte integrante ed elemento dirigente del moto di rinnovamento profondo che sempre più tende oggi a manifestarsi e affermarsi in tutti i campi della vita del nostro paese (...) E come la rinascita del movimento operaio è inizio e sarà nei suoi sviluppi fonte sicura di rinnovamento di tutto il paese, così la ripresa di un movimento di pensiero marxista non può non significare inizio di rinnovamento in tutti i campi dell'attività nostra intellettuale e culturale". (Ibidem, p. 65)

(49) "Che c'è di male se la classe operaia, attraverso l'avanguardia consapevole che la dirige, richiama studiosi e artisti al contatto con la vita reale come si svolge in una società che si sta rinnovando (...) esprime il proprio giudizio negativo per le forme di cultura e di espressione artistica che a questa nuova umanità ripugnano?". (R. Di Castiglia, Direzione ideologica, in "Rinascita", 1949, 5.Vedi sul tema N. Misler, La via italiana al realismo, cit., p. 62). In questo contesto rientrano la "battaglia per il realismo" degli scrittori italiani aderenti al PCI e “l'andata al popolo" degli artisti, con la concreta partecipazione dei pittori alle lotte bracciantili e (in minor parte) operaie e le celebrazioni delle stesse nelle opere del "nuovo realismo" di Trombadori.