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Si creano pertanto incomprensioni tra coloro che "ritenevano che l'organo del PCI fosse soprattutto un mezzo di propaganda e che gli operai, uomini seri, dovessero leggere solo giornali seri" (29) ed i giovani redattori, che meglio conoscevano le aspettative dei propri lettori. Le tensioni nascevano, come già accennato nel capitolo precedente, anche a motivo della composizione delle redazioni: di fatto il quotidiano era nelle mani di giovani intellettuali reclutati dallo stesso Togliatti, (30) il quale riteneva essenziale che si confezionasse un giornale con caratteristiche "popolari" e "di massa”, quindi non rivoluzionario e solo parzialmente “di lotta”. “L’Unità” doveva adeguarsi alle esigenze che il "partito nuovo" si poneva come prioritarie nel quadro della competizione elettorale repubblicana: estensione del consenso e radicamento sociale. (31) Non a caso il caporedattore de “L’Unità" genovese, Aldo Tortorella afferma che la linea da imprimere al quotidiano era chiara fin dall'inizio: Non c'era dubbio che "L’Unità dovesse essere un giornale come gli altri, però di opposizione. Certo, quello col partito era considerato un legame di ferro. Ma non si pensava che il Partito avrebbe imposto di farci dire cose diverse da quelle che accadevano nella realtà. (...) imparammo a fare il giornale confrontandoci con i problemi del Paese.(..) Insomma, volevamo già essere il giornale di informazione della sinistra italiana. (32)
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