Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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     Si creano pertanto incomprensioni tra coloro che "ritenevano che l'organo del PCI fosse soprattutto un mezzo di propaganda e che gli operai, uomini seri, dovessero leggere solo giornali seri" (29) ed i giovani redattori, che meglio conoscevano le aspettative dei propri lettori. Le tensioni nascevano, come già accennato nel capitolo precedente, anche a motivo della composizione delle redazioni: di fatto il quotidiano era nelle mani di giovani intellettuali reclutati dallo stesso Togliatti, (30) il quale riteneva essenziale che si confezionasse un giornale con caratteristiche "popolari" e "di massa”, quindi non rivoluzionario e solo parzialmente “di lotta”. “L’Unità” doveva adeguarsi alle esigenze che il "partito nuovo" si poneva come prioritarie nel quadro della competizione elettorale repubblicana: estensione del consenso e radicamento sociale. (31) Non a caso il caporedattore de “L’Unità" genovese, Aldo Tortorella afferma che la linea da imprimere al quotidiano era chiara fin dall'inizio:

Non c'era dubbio che "L’Unità dovesse essere un giornale come gli altri, però di opposizione. Certo, quello col partito era considerato un legame di ferro. Ma non si pensava che il Partito avrebbe imposto di farci dire cose diverse da quelle che accadevano nella realtà. (...) imparammo a fare il giornale confrontandoci con i problemi del Paese.(..) Insomma, volevamo già essere il giornale di informazione della sinistra italiana. (32)

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(29) A.Gaudenzi, A Genova gli operai non ridono, cit., p. 102.

(30) Togliatti “prese alcuni ragazzotti (...) che eravamo noi, che eravamo nulla, zero dentro il Partito, e ci mise a fare il giornale. Nel ’46 Velio Spano, compagno di enorme prestigio e con una buona esperienza giornalistica, viene sostituito nella direzione da Mario Alicata. Io divento direttore quando non sono ancora membro del Comitato Centrale. Ricordo la discussione”.(Intervista a Ingrao in Paolozzi-Leiss, Voci dal quotidiano,cit., p. 22).

(31) (G. Galli, Storia del PCI, cit., p.152). Ricorda ancora Gaudenzi, circa la pressione del partito verso l’obiettivo di estensione del consenso: “nelle riunioni si insisteva sulla necessità di avvicinare i diversi ambienti sociali – si usava il verbo ‘toccare’ e lamentava che non si ‘toccavano’ a sufficienza i contadini, gli impiegati, i giovani, i vecchi e (...) le donne”. (Cfr. A. Gaudenzi, A Genova gli operai non ridono, cit., p.107).

(32) Intervista ad A.Tortorella, in Paolozzi-Leiss, Voci dal quotidiano, cit., p. 62.