Questa è la linea da seguire, come previsto da Togliatti nella costruzione di un "giornale nuovo" a misura del suo "partito nuovo": un giornale che si discosti dalla formula del bollettino di partito e desti l'interesse del largo pubblico, per espandere l'influenza del PCI anche tra le classi meno direttamente ad esso legate. Non a caso nelle pagine successive il documento si concentra su successi e critiche della terza pagina e della sezione di cronaca: le più interessanti dal punto di vista dell'efficienza della redazione locale (perchè curate dai corrispondenti e dai redattori dell'edizione) nonchè più interessanti per il largo pubblico.
Ogni paragrafo, inclusa l'introduzione - gli altri sono Terza pagina, Cronaca di Genova, Diffusione, Situazione finanziaria, Ufficio propaganda - si struttura nello stesso modo: una parte iniziale riassuntiva dei successi dell'edizione, seguita da una parte in cui vengono elencate le 'deficienze' e le critiche. La prima parte del documento vaglia le questioni relative ai contenuti, la seconda quelle amministrative.
L'introduzione al documento dedica poco meno di due colonne di elogi all'edizione locale del PCI, che ha consolidato la propria posizione giornalistica nella regione, fino ad essere "tra i giornali liguri al secondo posto per tiratura, a poca distanza dal "Lavoro" (...) ed è al primo posto fra le varie edizioni dell’Unità in rapporto alla popolazione della zona di diffusione". Tale affermazione è successivamente argomentata in terza e quarta pagina, nel paragrafo "Diffusione”, dove l’edizione viene comparata con gli altri quotidiani liguri, (70) sui quali prevale grazie “alla maggior resa delle pagine”; si prosegue con il confronto con le altre edizioni de “L’Unità”: superata dall’edizione torinese (considerando il totale della tiratura), riduce il distacco da questa se la cifra delle copie vendute viene rapportata al numero degli abitanti della regione. (71) Si lamenta comunque la perdita di molti lettori, attribuita all'aumento esponenziale del prezzo del giornale: (72) "abbiamo perduto un certo numero di lettori", afferma il redattore del documento (senza peraltro fornire le cifre precise, se non a livello delle province liguri), (73) ma vi è la "prova del grande attaccamento al giornale da parte dei suoi lettori". (74) La sintesi offerta nelle ultime righe è una lode al reparto diffusione, molto efficiente perchè distribuisce il giornale a trecento edicole liguri, penetrando in profondità anche nelle zone montane. Le critiche vengono riguardano l’obsoleta attrezzatura tipografica e l’assenza di coordinamento con l'apparato di Partito:
* * *
(70)
A Genova “L’Unità” risulterebbe al secondo posto per diffusione immediatamente dopo “Il Lavoro”,
considerando una media giornaliera fra tiratura feriale e festiva di 39 mila copie contro le 43 mila del quotidiano
socialista. Gli altri quotidiani a confronto sono: “Il Secolo XIX” (36 mila), “Il corriere del Popolo” (34 mila), “Il
corriere del Pomeriggio” (22 mila). (Ibidem, p. 4).
(71)
Torino infatti vende 35 mila copie in città, a fronte di 700 mila abitanti; l'edizione genovese 24 mila copie a
fronte di 660 mila abitanti. (Ibidem).
(72)
Il prezzo sale dalle 3 lire del dicembre 1945 alle 15 del dicembre 1947. (Ibidem).
(73)
La situazione delle province è chiarita con precisione: diffusione debole a Levante (1500 copie) e Imperia-San
Remo (2000 copie di cui solo 850 nel capoluogo); ottima a Savona e La Spezia (6 mila copie in ciascuna delle due
zone, di cui si sottolineano le 3600 vendute nelle due città ): a distanza di poche righe il giudizio positivo è ripreso:
“(...) a Savona inviamo il più forte quantitativo di copie di tutti i giornali genovesi (...) a La Spezia (...) siamo il
primo quotidiano genovese, così pure nella zona di Sarzana”. E ancora si sottolinea il “grande
attaccamento al giornale da parte dei suoi lettori (..) come esempio i lettori de La Spezia i quali, nonostante la
concorrenza esercitata dai giornali toscani che hanno tuttora mantenuto il prezzo di L. 10, continuano a preferire il
nostro giornale” (Ibidem).
(74)
La tenuta delle vendite è confermata, secondo il documento: nonostante la diminuzione della tiratura nei feriali, dal
1945, si attesti sulle 8 mila copie in meno, pare che nella settimana precedente alla redazione del documento molti
lettori siano stati riconquistati (non si forniscono prove, tranne su La Spezia, in cui la situazione delle vendite
risulterebbe immutata). (Ibidem).
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