Il corrispondente de “L’Unità” deve lavorare per essere un buon giornalista, informandosi per comunicare efficacemente fatti e notizie (è rilevante l'uso frequentissimo all'interno del “Manuale” del richiamo all'“efficacia”), senza tralasciare alcuna notizia di rilievo o alcun particolare. In questo contesto deve sentire le proprie responsabilità di ‘voce del partito’: non solo la necessità di tralasciare le proprie opinioni per aderire strettamente al punto di vista del comitato centrale; ma anche ricordando che il ‘buco’ di una notizia importante lo renderebbe reo di “un grave errore politico”.
Alla funzione informativa si somma quella di raccordo tra i cittadini e il partito, tra l’opinione pubblica e le autorità. Si tratta quindi di un ruolo di rappresentanza che rende il redattore portavoce del partito “nella città, nel comune, nella fabbrica, nell’ufficio o nel rione dove lavora” e gli comporta precisi doveri:
“Come tale egli deve(...) intervenire in tutte le questioni che interessano i cittadini e l’opinione pubblica, facendo chiaramente comprendere a tutti come egli – proprio in quanto rappresentante del più grande giornale d’Italia, organo del più grande partito italiano – abbia la possibilità, con i suoi articoli, (…) di portare sul piano provinciale e anche nazionale i problemi e quindi possa avere un peso determinante nella popolarizzazione, nella impostazione e talvolta anche nella soluzione di questi problemi (…) queste possibilità non esistono, in questa misura, per nessun altro corrispondente di nessun altro giornale”. (5)
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(5)
Ibidem, p. 5.
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